
Il cantante eviterà di esercitarsi durante la digestione, perchè, 1. stonerebbe; 2. s’esporrebbe ad un’indigestione; 3. getterebbe un disordine grande nella circolazione.
Non infastidirò il benevole lettore con una descrizione analitica delle parti formanti gli organi vocali e respiratori. Nello stesso modo che poco importa all’istrumentista l’indagare quali sieno le cause della formazione fonica del suo strumento, così pure il cantante può evitare l’inutile e fastidioso studio della conoscenza scientifica ed anatomica dell’apparato vocale.
Un moderato ed acconcio uso di esercizi corporei riesce non poco giovevole al cantante, al comico, all’oratore. Sventuratamente, nell’esercizio della nostra carriera, abbiamo avuto spessissimo occasione di osservare, che un gran numero di artisti…
Non vi ha alcuna ragione per cui durante il periodo della muta della voce non si debbano continuare gli esercizi di canto, purché si usino le debite cure.
Generalmente parlando, allorché ci accorgiamo che la voce incomincia a mutarsi, i maestri di musica sogliono, la maggior parte, sospendere qualunque esercizio, ed anche proibiscono ai loro allievi di cantar soli.
Cantar di petto è la sola emissione che deve adottare il cantante teatrale, siccome la più corretta e la più naturale, benchè forse la più rara; ciò proviene dalla poca cura che hanno generalmente i maestri d’insistere abbastanza nello studio primitivo della semplice emissione vocale, fintantochè non sieno sicuri di aver procurato il vero punto d’appoggio, alla voce loro affidata.
La base fondamentale del canto (lo dico qui, e lo ripeterò nel corso di questo lavoro tutte le volte che mi verrà a proposito) è sempre stata, fino dall’antica scuola di canto italiana, la respirazione. Se, fin dall’inizio dello studio del canto, non sarà scrupolosamente curata, i risultati che si otterranno saranno sempre deficienti; intendiamoci però: curata in modo pratico e razionale e non soltanto con teorie improprie e difficili.
Dall’unione di questi registri dipende l’uguaglianza della voce, condizione indispensabile a qualunque artista melodrammatico.
Quando ci si esercita, si deve sempre stare in pedi e, se possibile, di fronte a un grande specchio per imparare a osservarsi con precisione.
Insegnare e imparare ad ascoltare sono i primi compiti di insegnanti e allievi. Una cosa è impossibile senza l’altra. È il compito più difficile, ma anche il più gratificante ed è l’unico modo per arrivare alla perfezione.
L’atteggiamento o la posizione della persona dovrà essere semplice, naturale e non rigido: il corpo, che sarà diritto, non dovrà subire nessuna contrazione in qualsiasi parte; la testa non dovrà essere alta, come taluni dicono, ma leggermente piegata in avanti, come in atte di porgere o di parlare con persona della medesima statura; la bocca sarà schiusa con garbo e naturalezza dal semplice abbassamento della mascella inferiore, senza atteggiarsi né a sorrisi né ad altre espressioni.
Ora troppo ci vorrebbe a svolgere per iscritto tutte le regole che reggono l’articolazione di tutte le consonanti del canto; la pratica aiutata dalla riflessione basterà al cantante senza aver bisogno di estendersi sopra una teoria le cui eccezioni potrebbero superare le regole generali. L’articolazione della consonante dovrà però in generale essere più accentata nel canto che nel linguaggio usuale, onde corrispondere all’importanza che ha già la vocale nel canto.
Di tutti gli strumenti, la voce umana è il più delicato e fragile, scrive E. Garcia. Gli organi che servono a produrla essendo soggetti alla doppia influenza, e delle cause generali di salute o di malattie e di tutte le passioni che ci agitano, essi trovarsi esposti a mille differenti pericoli.
Fino adesso non ho accennato che alla vocale A per lo studio della voce; e siccome il canto deve adattarsi a parole ove le cinque vocali vengono costantemente rappresentate, prima di passare allo studio complessivo della pronunzia, bisogna potersi rendere conto dell’emissione particolare ad ogni vocale.