
Di tutti gli strumenti, la voce umana è il più delicato e fragile. Essendo gli organi, che servono a produrla, soggetti alla doppia influenza e delle cause generali di salute o di malattia e di tutte le passioni che ci agitano, essi trovansi esposti a mille differenti pericoli.
Avendo io composto in musica in stile rappresentativo la favola d’Euridice e fattala stampare, m’è parso parte di mio debito dedicarla a V. S. Illustrissima, alla quale io son sempre stato particolar servitore, e a cui mi truovo infinitamente obbligato.
Il cantante eviterà di esercitarsi durante la digestione, perchè, 1. stonerebbe; 2. s’esporrebbe ad un’indigestione; 3. getterebbe un disordine grande nella circolazione.
Non infastidirò il benevole lettore con una descrizione analitica delle parti formanti gli organi vocali e respiratori. Nello stesso modo che poco importa all’istrumentista l’indagare quali sieno le cause della formazione fonica del suo strumento, così pure il cantante può evitare l’inutile e fastidioso studio della conoscenza scientifica ed anatomica dell’apparato vocale.
Nell’accingerci ad esaminare le qualità più necessarie all’allievo, noi avremo in mira il cantante che vuol dedicarsi alla carriera teatrale.
Un moderato ed acconcio uso di esercizi corporei riesce non poco giovevole al cantante, al comico, all’oratore. Sventuratamente, nell’esercizio della nostra carriera, abbiamo avuto spessissimo occasione di osservare, che un gran numero di artisti…
Non vi ha alcuna ragione per cui durante il periodo della muta della voce non si debbano continuare gli esercizi di canto, purché si usino le debite cure.
Generalmente parlando, allorché ci accorgiamo che la voce incomincia a mutarsi, i maestri di musica sogliono, la maggior parte, sospendere qualunque esercizio, ed anche proibiscono ai loro allievi di cantar soli.
Cantar di petto è la sola emissione che deve adottare il cantante teatrale, siccome la più corretta e la più naturale, benchè forse la più rara; ciò proviene dalla poca cura che hanno generalmente i maestri d’insistere abbastanza nello studio primitivo della semplice emissione vocale, fintantochè non sieno sicuri di aver procurato il vero punto d’appoggio, alla voce loro affidata.
Non bisogna confondere l’intensità col volume, quantunque si trovino di frequente assieme giacchè l’accrescimento d’intensità non trae sempre con sè l’aumento del volume potendo un suono esser debole e voluminoso a un tempo stesso.
Prima cura adunque quando non si è bene in voce è il riposo, il silenzio. E proprio il caso in cui la parola è d’argento ma il silenzio è d’oro.
Se un esercizio vocale non riesce perché manca l’agilità o non si possono attaccare bene le note acute o le centrali; od i suoni escono malsicuri, si spezzano, si fanno stecche; se vi ha durezza, non è facile il piano, sono impossibili le smorzature al pianissimo…
La base fondamentale del canto (lo dico qui, e lo ripeterò nel corso di questo lavoro tutte le volte che mi verrà a proposito) è sempre stata, fino dall’antica scuola di canto italiana, la respirazione. Se, fin dall’inizio dello studio del canto, non sarà scrupolosamente curata, i risultati che si otterranno saranno sempre deficienti; intendiamoci però: curata in modo pratico e razionale e non soltanto con teorie improprie e difficili.
Dall’unione di questi registri dipende l’uguaglianza della voce, condizione indispensabile a qualunque artista melodrammatico.