Riflessioni sull'arte del canto

Aureliano Pertile:

Sull’impostazione della voce

 

Non credo vi sia una impostazione diversa per ogni gola. Vi sarà per ogni individuo qualche lievissima differenza, che costituisce la particolarità, l’individualità; come ognuno ha il proprio timbro, la propria voce, la propria estensione. Ma come l’emissione della voce parlata è un fatto fisiologico comune a tutti, ed è data dalle corde vocali che vibrano sotto l’azione dell’aria emessa dai polmoni, nel movimento così detto di espirazione, così la voce cantata ha delle regole fisiologiche tanto precise e naturali, che devono essere uguali a tutti. E siccome tutti adoperano la voce parlata (che pure negli oratori è fonte di studio e di regola per la durata e l’effetto), pochi hanno le qualità e la voce per riuscire buoni cantanti. 

Ad ogni modo è mia ferma convinzione che tutti (purchè forniti di doti musicali) in proporzione dei loro mezzi potrebbero cantare, e che il miglior cantante è quello che più si avvicina a mettere concordemente in moto, il più naturalmente possibile, i vari organi che per la voce cantata la natura ci offre. 

Premesso ciò, credo che riesca ad impostare bene la voce solo colui che ha una certa musicalità. È questo il pregio artistico maggiore per un cantante dalla bella voce, perchè con esso solo si ha il senso speciale, che guida a trovare la via della giusta emissione. 

Se in Italia la musicalità individuale fosse proporzionata alla quantità di belle voci, credo che i buoni cantanti sarebbero in numero infinitamente superiore. 

I maestri all’altezza della loro difficile missione non abbondano; e credo che molte voci vengano sciupate per colpa loro; ma non si deve addossare tutte le responsabilità ad essi, perchè se l’allievo ha in buona dose il senso musicale, trova egli stesso la strada della buona impostazione. Dico impostazione, perchè ritengo che la voce, di qualunque genere sia, debba essere emessa in quella data maniera che madre natura esige; e per esprimere che il cantante naturale è proprio la cosa più difficile, essendo il linguaggio comune il parlare, mentre il canto è un linguaggio speciale riservato a certi privilegiati, ai quali occorre uno studio ed una esperienza fuori del normale.

A prova di ciò troverete che nessuna voce è impostata naturalmente, e che tutti coloro che sono riusciti veramente squisiti cantanti hanno studiato anni ed anni. Vorrei aggiungere che non si è mai studiato abbastanza, e che sempre vi è qualcosa da imparare.

Di coloro, che prima di studiare avevano voce, e cantavano romanze su romanze, e poi dopo due o tre anni di studio sono rimasti senza voce, molti dicono:”quando cantavano naturalmente, cantavano bene; poi i maestri e lo studio li hanno rovinati”. Ciò, a mio avviso, non è esatto. Essi cantavano con la gioventù e con la forza, in quel tono e con quei respiri e con quel ritmo che preferivano; la disavventura di perdere la voce, è dipesa senza dubbio da mancanza di musicalità, da falsi studi, o da malattie. 

Testo estratto da Pertile: una voce, un mito, Bruno Tosi, Venezia, 1985.

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