Riflessioni sull'arte del canto

Beniamino Gigli:

Come si entusiasma il pubblico e perchè

Prima bisogna individuare e analizzare gli elementi dei quali si nutrisce l’entusiasmo del pubblico. Soltanto allora si può comprendere come non vi sia, in massima, pubblico refrattario al vero e profondo entusiasmo, il quale tuttavia si esprime in maniera diversa a seconda dei vari temperamenti e in rapporto alle ragioni che lo ispirano e lo determinano. 

Premesso, come abbiamo visto, che qualunque pubblico si conquista con la musica che parla più direttamente e immediatamente al suo cuore, possiamo aggiungere che il cantante ha la sua parte specifica ed importantissima in questa conquista mediante elementi varii, che vanno dal virtuosismo della bella nota al tono della voce e all’espressione della frase lirica. 

E’ soprattutto con la sua emotività resa artisticamente, che il cantante vince la sua battaglia e ha parte diretta per non dire addirittura predominante nell’entusiasmo che sottolinea il successo.

 Ho detto emotività resa artisticamente perchè la commozione e l’emozione di un determinato stato d’animo, per determinare nel pubblico quello che si potrebbe chiamare l’entusiasmo artistico, non può tradursi nella voce del cantante con l’espressione semplice e rudimentale del sentimento medesimo; perchè, a voler essere anche più precisi, non bisogna dimenticare che questa espressione è nella vita comune assai diversa da temperamento a temperamento e, qualche volta, può anche mancare del tutto. 

Per esempio, l’espressione più semplice, più generale, più lineare del dolore è il pianto; ma nella vita molti, pur soffrendo moltissimo e magari più degli altri, non riescono a piangere. Tuttavia il dolore senza pianto non è compreso, o almeno non è condiviso con quella spontaneità che dà invece il contagio delle lagrime. D’altra parte nessuno affermerebbe che il pianto sia per se stesso un elemento di commozione artistica.

Onde il cantante si trova di fronte a questo dilemma: se soffre e piange con tutta la persona, come qualunque altro mortale, non può cantare; se invece non traduce nel pianto il suo dolore non potrà mai sperare di comunicare agli altri la sua commozione; quella soprattutto che è intimamente legata al brano lirico che egli eseguisce.

Per risolvere questo problema che sembra insolubile comunicando al pubblico la profondità e la sincerità del suo sentimento, l’artista non ha che un mezzo: però grandissimo ed efficacissimo. Ossia deve piangere col colore; e con la tonalità della voce, con l’espressione della frase musicale; le sue lagrime e il suo singhiozzo debbono vibrare nelle note e nella voce.

Tutti i pubblici del mondo sentono la stessa commozione e provano lo stesso entusiasmo; anche quelli che, per definizione o per tradizione sono considerati abitualmente freddi o compassati.

Cito per tutti il pubblico londinese, legato a tradizioni, ad abitudini, a regole di etichetta rigorosissime che tuttavia sono state superate ed infrante quando si è trattato di accorrere in folla, come ha fatto, alle rappresentazioni liriche di cui io facevo parte.

Certo che l’entusiasmo del pubblico italiano è il più evidente di tutti (ci sembra che egli voglia aggiungere forse il più caro) perchè soltanto gli italiani sono in grado di comprendere, di apprezzare, di valutare, di gustare le più riposte sottigliezze della nostra arte. E la sua accoglienza vasta e festante è, per noi cantanti, la primo prova di una simpatia latente ma non meno reale che aspetta a desidera l’occasione per esplodere in un fervore che inebria anche i più provetti e i più sperimentati artisti lirici.

Certo questo entusiasmo pregiudiziale del pubblico, in Italia e all’estero, è dato indubbiamente dalla garanzia che deriva dal nome degli esecutori, i quali traggono da tale premessa, bisogna convenire, un incoraggiamento ma anche uno stimolo al senso della propria responsabilità.

Si stabilisce infatti così fra noi artisti una specie di emulazione istintiva che qualche volta supera perfino quei legami di cameratismo e di solidarietà di cui parleremo in seguito.

Ma la verità vera è che il pubblico è il nostro dominatore, lo stimolatore delle nostre migliori energie, pure essendo a sua volta dominato da noi, di cui accetta il dominio con un entusiasmo che si propaga come le onde del mare e come il rombo del vento.

Nessuna propaganda vale infatti quella del pubblico che resta soddisfatto anche oltre la sua aspettativa; perchè allora ogni spettatore sente quasi il bisogno, uscendo dallo spettacolo, di comunicare agli altri la sua soddisfazione e il suo entusiasmo.

Testo estratto da Confidenze, Italo Toscani, Roma, 1943. – Luca D’Annunzio.

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