Riflessioni sull'arte del canto

Carlo Labus:

La resistenza vocale

Per chi deve fare uso professionale della voce non basta che la abbia potente, ben intonata, di grande estensione, aggradevole nel metallo, ma bisogna che la abbia. anche agile e resistente al lavoro.

Agilità e resistenza si acquistano dopo diuturno, assiduo lavoro. L’esercizio deve essere graduale passando dai movimenti semplici e facili ai complessi e difficili. Graduale deve essere pure l’aumento della durata del lavoro.

Vi ha una grande differenza dì dispendio di forze tra una lezione calma in iscuola ed una conferenza, e tra questa ed un’arringa od una discussione. Un maestro elementare potrà impunemente sostenere quattro, cinque ore al giorno il suo lavoro vocale per molti mesi di seguito e per la durata di molti anni, ma un conferenziere, un avvocato che volesse vociferare in tale misura sì rovinerebbe presto e la voce e la salute.

Una lettura continuata, monotona, a tempo obbligato, stanca gli organi vocali molto più che un discorso improvvisato, perchè questo ha varietà di movimento, brevi intervalli di pause, differenze di alto e basso, di forte e piano, di acceleramento e rallentamento ed infine può essere accorciato a volontà.

Un esercizio di canto piano è meno faticoso di un altro tutto trilli, gorgheggi, volate di scale semitonate. Poichè i movimenti necessaria per la produzione del suono vocale sono l’effetto di lavoro muscolare; poichè ogni lavoro consuma, bisogna che il consumo sia non superiore ma proporzionato alle forze di riparazione. Non si devono mettere sempre a contributo le riserve di energia. Il lavoro non deve trasmodare; va cessato prima di sentirci stanchi, anzi quando ancora, si sarebbe in lena di cominciare da capo.

Una vociferazione di seguito non dovrebbe durare più di un ora. Gli esercizii di canto sulle prime devono essere brevi; una mezz’ora tre volte alla settimana. Dopo parecchi mesi si possono fare a giorni alterni; dopo un anno tutti i giorni. Gradualmente si aumenti la durata fino a tre quarti e ad un’ora. Due ore al giorno, per quanto con intervalli di riposo, sono già troppe; tre o quattro poi è un voler perdere la voce e per sempre.

Non si pretenda di compiere in breve quanto, per legge di natura, richiede un dato corso di tempo. Lo strumento vocale umano non è sostituibile, come si fa con qualsiasi altro strumento musicale, con un altro nuovo od anche migliore, quando è consumato per il grande uso o si è rovinato accidentalmente.

Per essere padroni dei propri organi vocali ed ottenere una perfetta emissione della voce per il canto ci vogliono almeno cinque o sei anni di ginnastica vocale, ossia di continuati studii.

Mentre brevi riposi di giornate ed anche di qualche settimana, ringagliardiscono gli organi, un lungo riposo li rende pigri e li arrugginisce riguardo alla resistenza, alla agilità. Per ben disporne, devesi, con moderazione, mantenerli sempre in esercizio.

Testo estratto da Nozioni di igiene vocale, Carlo Labus, Milano, 1899. – Luca D’Annunzio.

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