Riflessioni sull'arte del canto

Carlo Labus:

La scelta del repertorio

Il cantante, il cui lavoro vocale non è ad arbitrio suo ma vincolato, deve fare una scelta delle opere che sono perfettamente adatte alla sua voce. Lasci quelle per lui troppo acute o troppo basse, o nelle quali son vi sbalzi irrazionali di tessitura o di intensità, come sarebbe a dire quando dopo un pezzo tutto acuto segue un altro tutto grave, oppure dopo parecchie frasi drammatiche, potenti, viene un cantabile piano, dolcissimo, a fior di labbro. Si esima dal cantare quelle opere nelle quali bisogna continuamente gridare perchè una potente orchestra copre la voce. Si accerti che la propria voce sia omogenea a quella degli altri artisti per non trovarsi soverchiato da costoro. Studii le qualità, acustiche e la ampiezza del vaso del teatro sul quale deve presentarsi. Pur troppo per le esigenze odierne un cantante deve avere imparato una quarantina di opere. È questa una delle tante cause di rovina precoce della voce perchè è impossibile che proprio tutte gli si confacciano.

Testo estratto da Nozioni di igiene vocale, Carlo Labus, Milano, 1899. – Luca D’Annunzio.

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