Riflessioni sull'arte del canto

Carlo Labus:

Nozioni di igiene vocale V

Prima cura adunque quando non si è bene in voce è il riposo, il silenzio. E proprio il caso in cui la parola è d’argento ma il silenzio è d’oro. Alle volte un lavoro moderato può sostenersi senza danno, ma questo lo può solo distinguere un esperto specialista in seguito all’esame della gola. Bisogna diffidare dell’autoispezione: in causa propria si è sempre pessimi giudici.

Rimanendo in riposo non si deve tormentare ad ogni istante l’organo con ripetuti tentativi di suoni per sentire se la voce ritorna, se si attacca ancora la tale o tal’ altra nota.

In questa contingenza si badi che aggrava la condizione di cose lo stato d’ansietà di non poter soddisfare ad un impegno preso o di aver perduta la voce: peggio poi se ci lasciamo andare al pianto: l’atonia muscolare può associarsi od aumentare.

Si diffidi dei rimedii di quarta pagina dei giornali, o da quelli consigliati e vantati dagli amici perchè fecero bene a loro. Spesso si applica il rovescio di quanto sarebbe indicato. Lo stesso vale per i rimedii popolari come la lana non purgata o il cataplasma di ramolacci grattati attorno al collo, il sego al petto ed al naso, i tuorli d’uova sbattuti coll’olio di mandorle, la polpa di cassia, il vino caldo, ecc.

Se dopo alcuni giorni di riposo la voce non ritorna pienamente normale, è somma imprudenza illudersi che ritorni colla bella stagione e col caldo; egli è perdere un tempo prezioso; il male si cronicizza e si rende ostinato anche alle cure.

Testo estratto da Nozioni di igiene vocale, Carlo Labus, Milano, 1899. – Luca D’Annunzio.

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