Enrico Delle Sedie:
Analisi ed interpretazione
Scopo delle lezioni precedenti fu quello di mettere l’allievo in grado di disporre con sicurezza ed a suo agio dell’organo vocale, e cosi di potersene servire giudiziosamente per esprimere colle inflessioni della voce i diversi sentimenti e le varie passioni.
L’espressione non è che la estrinsecazione del sentimento reale , e non la si può rendere convenientemente, ove non siasi prima analizzato questo sentimento. Ed è appunto nella presente lezione che noi tratteremo di questa parte essenzialissima alla completa educazione dell’artista lirico.
Tre sono gli elementi costitutivi del melodramma : la Poesia, la Musica e la Rappresentazione scenica. La prima parla allo spirito; la seconda alletta l’udito e commuove il cuore; la terza colpisce i sensi col tramite della vista. Questi tre elementi, sempre fra loro uniti, devono tuttavia essere da noi separatamente analizzati.
La poesia richiede lo studio della declamazione. La musica consiste per l’artista di canto, nella melodia; egli però non dovrà mai scordarsi che la medesima è soggetta alle leggi dell’armonia, della misura e del ritmo. L’azione rappresentativa comprende in sè stessa il soggetto del dramma, gli effetti delle scene, delle decorazioni, dei costumi e dei gesti degli attori, combinati col movimento e col pensiero musicale.
Unicamente coll’espressione può il cantante dare alle parti che rappresenta l’energia, il calore , la verità; ma egli non potrà farlo con esito felice, se prima non abbia analizzato l’espressione sotto il suo duplice aspetto soggettivo ed obbiettivo : l’espressione cioè quale emana dal poema letterario e musicale, e l’espressione quale l’artista deve e può estrinsecare: cioè i modi coi quali la medesima dev’essere trasmessa allo spettatore, a seconda delle forze e dei mezzi dell’artista.
Per essere in grado di destare in altri una emozione, è necessario che l’artista l’abbia prima provata egli stesso. Non è già nel momento dell’esecuzione, quando si ha d’uopo di calma per ben modulare la voce, per assicurarne la intonazione e la misura , che potrà lasciarsi dominare dal sentimento.
Per rappresentare debitamente una parte od un personaggio, sono necessarie anzitutto tre analisi: quella del poema (libretto); quella della musica e degli intimi suoi rapporti colle parole; quella dei mezzi di esecuzione che si posseggono.
La prima si potrà dividere in tre parti, quali sono: La perfetta conoscenza del soggetto sul quale si svolge il poema; lo studio del carattere e delle condizioni del personaggio da rappresentarsi, nonché delle vicissitudini ch’egli attraversa durante l’azione scenica; l’esatto e preciso significato delle parole e delle frasi ch’egli deve pronunciare nei rapporti anche cogli altri personaggi.
Una volta esaurito questo primo studio, si declameranno i versi cercando mettersi sotto l’influenza della emozione che si vuol trasmettere, e ciò affine di rendersi conto delle inflessioni che la medesima dà alla voce. Dopo si procederà alla seconda analisi. E con questa si procurerà di porre le inflessioni ottenute nell’analisi procedente, in rapporto cogli accenti dati alla musica dal compositore. Infine si vedrà di mettere d’accordo i propri mezzi vocali cogli effetti richiesti dalle due analisi precedenti, quindi si canterà la parte, pezzo per pezzo, abbandonandosi alla propria emozione. Ed è appunto allora che tornerà utile all’allievo l’abitudine presa di ascoltare sè stesso ; perocchè, una volta rientrato nella calma, si rammenterà delle inflessioni della propria voce allorquando era sotto l’influenza dei sentimenti del personaggio rappresentato , e cosi potrà moderare ogni eventuale esagerazione conservando gli effetti più adatti a commuovere gli uditori.
Abbiamo parlato dei vari difetti della voce, cioè de’ suoni nasali, gutturali, soffocati, velati, ecc., ed abbiamo indicati anche i mezzi per correggerli. Tuttavia nell’estrinsecare le nostre emozioni , questi stessi difetti possono riuscire , in dati momenti , di una certa utilità. Solo sarà d’uopo avvertire che simili alterazioni del suono vocale non si usino fuor di proposito , nè con visibile sforzo, nè con distacco troppo sensibile dal timbro naturale della voce. È necessario inoltre non esser prodighi di tali effetti, ed ove occorra, saper anche sacrificare una frase per dare ad un’altra maggior risalto. Infine i contrasti della voce devono associarsi alle variazioni del ritmo. In generale il forte ed il piano devono essere preparati dal mezzoforte; tuttavia per alcuni speciali effetti si potrà passare repentinamente dall’uno all’altro.
Nello studio delle parti e dei personaggi noi ci limiteremo a servir di guida all’allievo; imperocchè l’artista deve anzitutto abbandonarsi alla propria ispirazione, non essendo certo commendevole colui che degli altri si fa cieco e servile imitatore, senza analizzare e rendersi conto delle proprie impressioni. Sono poi assolutamente da biasimare certi effetti esagerati, che mirano solo a provocare il plauso delle masse. L’artista che si mette per questa via disconosce perfino il proprio interesse , imperocchè quelle masse medesime, che furono le prime ad approvarlo, non tarderanno poi a condannarlo; mentre invece s’egli si lascierà guidare da ispirazioni ragionate, dando alle parti ed ai personaggi un’interpretazione vera e naturale, il pubblico renderà sempre omaggio al di lui talento. Si dovrà sempre mantenere la voce ne’suoi limiti naturali. Se, con un organo vocale debole e leggiero , adatto ad ottenere il suo maggior effetto nelle cose delicate e gentili, si volessero invece produrre quegli effetti imponenti e sonori che s’ottengono solo con una voce piena e robusta , si cadrebbe nel ridicolo senza raggiungere la meta.
La voce, benchè debole e leggera, può tuttavia, nei limiti sempre della sua naturale potenza, aver efficacia di sonorità e di timbro, quando venga a proposito sussidiata dalla forza dell’accento, dalla articolazione, dalla risuonanza delle vocali nella cavità orale , e dai contrasti nelle gradazioni. La voce leggera si informa, più facilmente d’ogni altra, a quella tinta delicata e commovente che col mezzo di acconti dolci ed appassionati, accoppiati al sentimento ed alla espressione, va diritta al cuore.
Un maestro può bensì scrivere della musica piena di sentimento e di passione; ma perch’egli sia debitamente apprezzato è mestieri che quel sentimento e quella passione passino nell’animo di chi eseguisce la sua musica.
Il cantante, che solo si cura della materiale esecuzione delle note, non arriverà mai a comprendere il pensiero e l’espressione del compositore e del poeta; e tanto meno potrà dare al pensiero musicale la voluta interpretazione , ove non ne abbia prima studiato e rilevato l’intimo senso, col mezzo dell’analisi.
Testo estratto da Arte e fisiologia del canto, Enrico Delle Sedie, Milano, 1876. – Luca D’Annunzio.