Riflessioni sull'arte del canto

Enrico Delle Sedie:

Delle consonanti

Nelle precedenti lezioni abbiamo richiamato l’attenzione dell’allievo sulla formazione delle vocali e sul loro uso nei rapporti col sentimento e colle inflessioni. Ci rimane ora a parlare della consonanti, cioè della loro natura ed influenza nell’articolazione.

Questo studio è importante quanto il primo, perciò sarà d’uopo applicarvisi con somma diligenza.

Le consonanti (così chiamate perchè suonano o meglio consuonano accoppiate con qualche vocale nella formazione delle parole) sono l’elemento primo dell’articolazione; epperò hanno d’uopo d’essere pronunciate in modo distinto e perfettamente corretto, acciocchè non provochino indebite variazioni nel timbro delle vocali.

La corrente d’aria che genera le vocali, passando per la cavità faringeo-boccale e per effetto di speciali combinazioni della medesima, può urtare in ostacoli i quali, spezzando la corrente, producono un determinato numero di rumori speciali e distinti fra loro. Questi appunto costituiscono le consonanti, che sono formate o dalle labbra, o dai denti, o dalla lingua, o dal palato, veri fattori dell’articolazione.

Secondo gli organi adunque che concorrono alla loro pronunciazione, le consonanti si distinguono in: 

Labbiali, quelle cioè nelle quali l’aria, uscendo improvvisa dalle labbra chiuse, produce quasi una lieve esplosione, cioè B. P. M;

Labbiali soffianti, quelle per la cui formazione esce dalle labbra socchiuse una emissione d’aria alquanto prolungata, come V. F;

Dentali, quelle che sono prodotte dall’intervento dei denti nella loro pronuncia, come D. T;

Dentali sibilanti, quelle per cui i denti si socchiudono, affinchè il suono uscendo generi una specie di sibilo, quali S. Z;

Linguali, quelle in cui agisce l’estremità della lingua, come L. N. B;

Palatine o Schiacciate, quelle per la cui pronuncia la lingua si leva verso il palato, come G. C – Gn, Gl, Sc;

Gutturali infine quelle per le quali si restringe la retrobocca, mentre il mezzo della lingua urta contro il palato, cioè Q e Gh, e c, g avanti le vocali A. O. U.

Tra le consonanti il Q e l’H sono da alcuni chiamate mezze lettere, perchè hanno d’uopo del concorso di altre lettere, oltre la vocale con cui vogliono consonare; così il Q è sempre accompagnato dalla vocale U; e l’H non ha effetto veruno sulla pronunzia, se non la precede un C od un G. Nelle parole ho, hai, ha, hanno, non è che un segno per indicare che procedono dal verbo avere; negli interposti ah, oh, deh, uh, eh, ecc., l’h non serve che per dimostrare come la vocale dei medesimi debba essere alquanto prolungata o trascinata.

Per abituarsi a ben pronunciare le consonanti, è mestieri che l’allievo si eserciti nella esecuzione dei vocalizzi più sopra indicati per le inflessioni della voce, applicando al vocalizzo, e fin dal principio della frase musicale, un’unica e determinata sillaba, procurando però sempre di conservare l’espressione dei vari sentimenti.

Testo estratto da Arte e fisiologia del canto, Enrico Delle Sedie, Milano, 1876. – Luca D’Annunzio.

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