Riflessioni sull'arte del canto

Enrico Delle Sedie:

Sull’arte di abbellire o variare la melodia

Reicha, dopo aver spiegato il modo corretto, semplice, espressivo e nobile col quale si cantava ai tempi di Palestrina, Allegri, Corelli, Haendel, Leo, Durante, Marcello e Jomelli, fino a quelli di Hasse, quando l’artista “non si faceva lecito che introdurre qua e là un’appoggiatura, un trillo, o qualche altro ornamento melodico, o tutt’al più una cadenza alla fine dell’aria“, passa alla critica dell’epoca successiva, nella quale s’incominciò a variare ed abbellire la melodia. “I maestri diventarono schiavi dei cantanti, e il loro lavoro si ridusse quasi nullo. Essi non componevano che lo scheletro delle arie, e i cantanti vi aggiungevano il colore e la vigoria, per modo con cui le variavano.”

Infine facendo notare la sgraziata influenza che questo genere di musica ebbe nella composizione, e i pericoli ai quali si esponeva la squisitezza del gusto e l’arte vera, mentre rende giustizia all’abilità di quei cantanti, che con talento non comune seppero far risaltare anche l’accennato genere di composizione, soggiunge:

“E meno poi è a confondersi la cosa coll’abuso che se ne fa, perocchè fra l’una e l’altra passa una grandissima distanza. E così pure si dovrà fare la debita distinzione, fra un cantante di talento, che, dotato di voce elastica e simpatica, sa con tatto raro e con gusto distinto scegliere le fioriture con cui abbellire un’aria, e quei disgraziati, vere caricature, ch’altro non fanno che peggiorarla. Se poi il primo aggiunge all’arte del variare anche il senso dell’opportunità, tanto meno sarà da confondersi coi secondi che usano di quell’arte sconsideratamente.

Un cantante, perchè sotto tale aspetto possa interessare, deve avere: 1.° Una voce armoniosa, pieghevole e adatta a queste modalità del canto; – 2.° Un gusto squisito e delicato; – 3.° Una lunga pratica che lo abbia posto in grado di vincere le molteplici difficoltà, cioè ch’egli sia in pieno possesso dell’arte del variare e dell’abbellire correttamente. – I semplici suoni di una bella voce hanno già per sè stessi una grande attrattiva; se poi questi suoni vengono separati e divisi in differenti valori di note, in battute regolari, in cadenze simmetricamente distribuite, scale regolari e ben legate, in ritmi e periodi ben proporzionati, e quando in fine tutto ciò vada associato ad un’armonia semplice e dolce, il diletto necessariamente diverrà irresistibile.”

Testo estratto da Arte e fisiologia del canto, Enrico Delle Sedie, Milano, 1876. – Luca D’Annunzio.

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