Riflessioni sull'arte del canto

Enrico Delle Sedie:

Teoria del cantante

La musica istrumentale e la musica vocale son soggette alle leggi imperiture dell’imitazione; l’una completa l’altra, ed amendue, sieno unite o separate, non fanno che riflettere la natura. Già abbiamo discorso dell’analisi, coll’aiuto della quale l’allievo può mettersi in grado di riprodurre l’immagine della verità, ottenendo, come fa il pittore, quella fusione ed armonia di colori dai quali appunto scaturisce un insieme vero ed attraente. Se il pubblico non è soggiogato da questa apparenza del vero, se l’artista dimenticando, fosse pure per un solo istante, il soggetto e il personaggio che rappresenta, lascia emergere la propria personalità reale a scapito dell’illusione, questa sparisce, subentra l’assurdo, e l’effetto estetico è irrevocabilmente perduto.

Nei pezzi d’insieme, l’imitazione ha una doppia parte; perocchè è d’uopo che la voce si assimili, sì nella forza che nelle inflessioni, a quella degli altri interlocutori, e che il tutto si unisca e si fonda coi coloriti dell’orchestra, per ottenere un complesso omogeneo ed armonico.

Ripetiamo anco una volta che noi non possiamo altro che guidar l’allievo nel cammino dell’arte vera, ma che non è in nostra facoltà di dotarlo di gusto e d’ispirazione, ove ne sia privo. – Il gusto è altra delle doti indispensabile pel cantante, perocchè costituisce il senso critico delle bellezze dell’arte. È desso la percezione pronta ed intelligente dei rapporti che passano fra l’espressione, l’idea e il sentimento; il giudizio razionale dell’armonia e del sidaccorso, dell’eccesso e del difetto.

Tutto quanto è ricercato e manierato è di cattivissimo gusto. È d’uopo saper distinguere il grandioso dal gigantesco, la violenza o l’esagerazione dalla forza, e possedere il senso intimo dell’armonia delle cose.

Il gusto si forma colla educazione e coll’esercizio, ma ha bisogno d’essere illuminato dalla esperienza e dalla riflessione. Sarà pertanto utile studiare la musica nelle varie sue epoche e nei diversi generi, evitando di adottarne esclusivamente alcuno a preferenza degli altri, e raccogliere invece il buono, dovunque si trova, per trarne profitto.

Per giungere a formarsi quel gusto incensurabile che colle sue irresistibili attrattive acquista il pubblico, è indispensabile analizzare tutto ciò che v’ha di bello e di corretto nelle opere de’ grandi compositori presenti e passati, immedesimarvisi e farsene, per cos’ dire, una seconda natura.

E si badi a non confondere col gusto la sensibilità. Son queste due doti del nostro organismo perfettamente separate e distinte. Mentre della prima può essere fornito anche un animo freddo, la seconda invece è dei soli animi impressionabili. – Il gusto serve maggiormente nelle espressioni delicate e nei particolari, la sensibilità invece giova specialmente nella manifestazione del grandioso e del patetico. 

Testo estratto da Arte e fisiologia del canto, Enrico Delle Sedie, Milano, 1876. – Luca D’Annunzio.

error: Content is protected !!