Giovanni Manurita:
Canto naturale, canto libero – Parte II
Benefici salutari del canto
Il Canto è lo sport ideale per tutti: uomini, donne, adolescenti. Può eseguirsi dovunque e comunque. E un complemento correttivo per quelli che trattano lo sport, ma esige pazienza, disciplina ed energia morale. E un purificatore dell’organismo umano e stimolante di tutte le sue funzioni. Con la inspirazione si immette l’aria negli «alveoli polmonari» dove passa il sangue di ritorno dall’intero corpo per l’azione regolare del cuore: questo sangue, che viene dal cuore e va ai polmoni è carico di anidride carbonica per le combustioni prodottesi nel corpo, e deve sfuggire dai polmoni: ciò avviene per mezzo dell’espirazione; l’ossigeno dell’aria inspirata prende il suo posto e trasforma in sangue rosso quello nero venuto dal corpo carico di anidride carbonica ed altre sostanze tossiche. La vera respirazione produce quindi una vera purificazione di tutto l’organismo e per tutto il suo apporto di ossigeno nel corpo è un efficace stimolante di tutte le sue funzioni.
L‘apparato respiratorio
L’apparato respiratorio consta dell’organo produttore e di quello di risonanza che completa il suono e ne stabilisce il colore. L’aria, uscendo dai polmoni, attraversata la trachea percorre la laringe, fa vibrare le corde vocali in essa esistenti, quindi arriva alla faringe e di qui al palato duro, seni frontali, incisivi superiori.
Tralasciando la descrizione sia pure elementare dei polmoni e dei bronchi, che è alla portata di tutti, diremo delle altre parti, che hanno (come su è detto) concorso alla emissione dell’aria e quindi della formazione del suono.
La trachea è un tubo elastico lungo quasi tredici cm., formato di anelli cartilaginosi, larghi 2 cm., poggiati a ferro di cavallo, convessi in avanti e piatti di dietro, legati da membrana che permette di allungarsi ed accorciarsi. Alla base della trachea si innesta un tubo che si biforca in due collettori, chiamati: bronchi, che penetrano nei polmoni e si trasformano in ramificazioni o tubi sempre più sottili, capillari che, invadendo i polmoni stessi, formano gli alveoli polmonari. La laringe è un organo cavo con le pareti costituite in massima parte da cartilagini, delle quali le più importanti sono la cartilagine tiroidea, composta di due laminette che si congiungono sul davanti ad angolo più o meno acuto (pomo d’Adamo); la cricoide che si trova al di sotto della tiroide, che ha l’aspetto di anello da timbro con la parte grossa (suggello) all’indietro; le aritnoidi che sono due piramidi triangolari posanti, con la base, sul margine superiore e posteriore della cricoide e con l’apice in alto e all’indietro; queste tre cartilagini (tiroide, cricoide, aritnoidi) sono unite tra loro da legamenti elastici. La laringe è tappezzata da una mucosa che si ripiega su se stessa e forma le corde vocali, di cui: due sono chiamate vere e sono di colore biancastro e due false sovrastanti le vere, di colore rossastro; sono a forma di labbra (labbra glottiche); dentro la ripiegatura sta un sottilissimo muscolo chiamato: muscolo tiro-aritnoideo. Lo spazio interesistente, fra le corde vocali vere si chiama glottide. Come abbiamo detto, l’aria, dopo aver fatto vibrare le corde, uscita dalla faringe si porta alla cavità orale e batte contro il palato che diventa Tavola armonica. Davanti all’orifizio della laringe (nella quale vi è anche una piccola cavità detta: ventricolo di Morgagni e che costituisce la prima risonanza del suono), vi è, a guisa di coperchio, una lamina sottile, flessibile, membranosa, chiamata: epiglottide: essa, mentre regola l’emissione dei suoni (se abbassata, si hanno suoni aperti; se sollevata, si hanno suoni chiusi), durante la deglutizione, spinta dalla lingua, chiude il vestibolo della laringe, permettendo al bolo alimentare di entrare solo nell’esofago e proteggendo così la laringe dai corpi estranei. La lingua è fissata all’osso ioide ed al mascellare inferiore; ritraendosi, essa fa abbassare la laringe. Dopo che l’aria è arrivata al palato, diventa più sonora per mezzo dell’organo risonatore. Quest’organo e composto dal torace, dalla faringe, dal palato molle e duro, dai seni frontali (che si trovano immediatamente al di sopra del palato), dalle narici e dagli incisivi superiori. Le corde vocali, tese dalla glottide, emettendo suoni semplici, hanno quindi bisogno di queste cavità di risonanza e per questi risonatori, raggiungono spesso la potenzialità voluta: da qui l’appoggio della voce che consiste perciò nel servirsi sapientemente di questi risonatori. Il nostro apparato vocale è perciò un meraviglioso strumento a fiato. Una rassomiglianza ce la dà l’organo, nel quale i suoni vengono emessi da apposite laminette, disposte alla base dei tubi o canne verticali; queste laminette, sotto la spinta dell’aria in pressione, espulsa dai mantici, vibrano emettendo suoni semplici che i rispettivi tubi rendono potenti ed armonici. Le nostre corde vocali, laminette muscolari che son anch’esse disposte nel tubo laringeo in senso orizzontale, sotto la pressione del fiato e della volontà, si avvicinano, si allontanano, si accorciano e si distendono, diventano più sottili o più spesse, per dare sotto la spinta stessa del fiato, emesso dai polmoni, il numero di vibrazioni necessarie a produrre i suoni, che si propagano nell’aria, a mezzo delle onde sonore. I suoni semplici e deboli, emessi dalle corde vocali, sono, ripetiamo, resi forti ed armonici dalla cavità di risonanza o risonatori su menzionati. La trachea e i bronchi sono risonatori sottoglottici; la faringe, la bocca ed il naso, sono risonatori sopraglottici. Quando il suono è più acuto, la faringe si accorcia e la laringe si distende; avviene il contrario, per i suoni gravi. Nelle voci gravi, le corde vocali sono lunghe e spesse, nelle voci acute, sono corte e sottili: questa condizione è chiamata altezza della voce.
Il timbro della voce è dovuto alla conformazione dei risonatori. Nei suoni bassi e medi e nella voce parlata, la posizione della faringe è bassa ed il tubo di risonanza sopraglottico resta allungato per dare maggiore timbro e colore alla voce. La spinta del fiato è data dal diaframma che è l’organo che più ha importanza nell’appoggio della voce. È un muscolo membranoso che divide la cavità toracica dall’addominale ed è completamente chiuso (lascia solo passare l’aorta, le vene ed il tubo digerente), sulla faccia superiore di esso, riposano le basi dei due polmoni ed il cuore; la parte inferiore del diaframma è appoggiata al fegato, allo stomaco e al di sotto va fino al perineo. Il diaframma è il vero ammortizzatore degli sforzi. Durante la inspirazione, esso discende più o meno verso l’addome; durante l’espirazione, ritorna al suo posto primitivo. La sua parte superiore è convessa durante il riposo; si appiattisce quando si contrae e spinge in basso le viscere addominali. Perciò, quando il diaframma cessa di agire, le viscere ritornano al loro posto ed il ventre si abbassa. Nella respirazione comune la espirazione si fa naturalmente quando termina la inspirazione. Nell’inspirazione violenta, i muscoli addominali si contraggono energicamente e spingono i visceri sul diaframma, che, rimontando, va a spingere la base dei polmoni per sostenere l’aria montante verso la laringe. La respirazione diaframmatica per gli uomini e quella diaframmatica-intercostale per le donne, costituisce l’ideale per il canto; essa avviene naturalmente quando siamo distesi e supini e di essa ci accorgiamo per l’alzarsi e l’abbassarsi del ventre. In posizione dritta o in piedi, possiamo respirare con la fascia diaframmatica polmonare, ma per il canto è indispensabile respirare con il diaframma. Se nella posizione in piedi, cantando solleviamo le spalle, la respirazione è polmonare e quindi dannosa agli effetti del perfetto appoggio della voce.
Testo estratto da Canto naturale, canto libero…, Giovanni Manurita, Roma, S. D. – Luca D’Annunzio.