Giovanni Manurita:
Canto naturale, canto libero – Parte IV
Vita del cantante
Chi si dedica al canto, se vuole veramente raggiungere le più grandi soddisfazioni artistiche e goderle il più a lungo possibile, deve, in tutte le sue estrinsecazioni e necessità della vita, dimostrarsi sobrio e cauto.
Il «Nisi caste.. caute» vale anche per l’artista di canto che può usare di tutto (dico: «di tutto»), ma non abusare di nulla; è necessario tenere presente, in ogni momento, che la gola umana, come ogni altro organo costretto á incessante e logorante lavoro, diviene sensibilissima e delicatissima per il diuturno lavoro del canto, e pretende guardi particolari.
Il più grave danno alla gola si ha nei bruschi cambiamenti di temperatura. La voce umana può alterarsi facilmente per il freddo, il caldo, il sole, la pioggia; le è di grave danno il cantare durante la fase della digestione, perché lo stomaco deve essere libero per consentire la migliore respirazione e leggerezza di emissione.
Benefici dell’emissione naturale
Poiché ogni contrazione muscolare è dannosa all’emissione fisiologica del canto, mentre la leggerezza e la morbidezza giova ad essa, ne risulta, in conclusione, che per ottenere un suono bello, buono e semplicemente naturale è indispensabile:
1) Respirare con naturalezza (inspirazione ed espirazione), in modo che la gola non sia mai costretta. In tal modo il canto diviene un meraviglioso esercizio respiratorio.
2) Utilizzare al massimo e senza alcuno sforzo, tutta la potenza vibratoria degli organi vocali, in modo che anche la sala dove si canta vibri anch’essa.
3) conferire estrema libertà all’articolazione e alla espressione; le note spontanee sostengono fedelmente l’emissione o pronunzia di ogni sillaba, senza che il cantante abbia a preoccuparsene.
4) Rendere morbida e quindi non congestionata l’emissione vocale con esercizi senza sforzo per mezzo del massaggio vibratorio che si produce nel torace, nei polmoni, nelle laringe, nella faccia, sotto l’influenza della buona emissione della sonorità; in tal modo si eviterà di contrarre ed affaticare l’organo vocale.
5) Servirsi sapientemente della risonanza e non tralasciare mai gli esercizi muscolo-facciali, che conferiscono estrema mobilità anche ai muscoli del collo ed a quelli inferiori e posteriori della lingua.
L’istinto vocale
È erroneo il credere che ciascun maestro possieda un suo speciale e magico metodo di canto.
Il miglior modo è quello della natura; è quindi in noi stessi, nella nostra natura un particolare istinto della tecnica vocale ed il senso innato dell’interpretazione musicale; il buon maestro saprà scoprirli, disciplinarli e svilupparli.
Ciò valga specialmente per coloro che si illudono di riuscire a scoprire il migliore metodo di canto, girovagando da un maestro all’altro. Essi perseguono inutilmente una chimera che non potranno mai raggiungere: il maestro infatti non essendo un Dio, non può donare le possibilità vocali e l’istinto canoro o quello interpretativo a chi non li possiede dalla nascita.
Conclusione
Perciò chi aspira al canto rifletta seriamente sulle sue possibilità vocali ed artistiche, poiché la carriera sarà piena di gioie e di splendide emozioni, se vi sarà veramente la voce e l’istinto del canto; ma sarà una tormentosa esistenza per colui che avrà la voce incerta e sarà privo di talento artistico.
Dirò con Reynaldo Hahn che con la più bella voce del mondo, non si arriverà mai a cantare bene se non vi è l’istinto vocale, il senso innato cioè della tecnica: senza questo elemento non è possibile cantare e tanto meno insegnare!
Testo estratto da Canto naturale, canto libero…, Giovanni Manurita, Roma, S. D. – Luca D’Annunzio.