Riflessioni sull'arte del canto

Giovanni Manurita:

Sulla crisi del teatro lirico

Plaudiamo toto corde a quanto hai scritto sul nostro Teatro lirico afflitto e malato. Sulle sue disfunzioni anche noi abbiamo scritto con lo stesso coraggio e lealtà nei tempi non lontani né facili e con il risultato di sentirci odiati e stranieri in Patria, sì da essere obbligati a chiedere ai Teatri esteri quelle soddisfazioni, alle quali il nostro pubblico italiano pur ci andava abituando: gli alti papaveri del Teatro sentendosi toccati nei loro interessi, così vollero e disposero: Amen!

Oggi tu, lanci con la stessa franchezza quello stesso S. O. S. che noi avevamo lanciato allora: accusi i mali più gravi del Teatro lirico, ne enunci i rimedi più impellenti. Ti auguriamo migliore fortuna della nostra, e speriamo che il tuo doloroso richiamo, solleciti la coscienza di coloro che oggi vogliono con oculatezza ed onestà reggere le sorti del nostro Teatro lirico che, come non mai, costituisce in queste tremende contingenze mondiali, non solo autentico elemento di ambasceria di italianità nel mondo, ma mezzo efficacissimo di importazione di moneta pregiata nel nostro Paese povero. Concordando pienamente con te sui motivi tecnici e morali che infirmano il nostro Teatro lirico, ci soffermiamo sul motivo organizzativo e ti partecipiamo che è stato legalmente costituito un organo di lavoro al quale hanno già aderito artisti pur essi di larga fama, e degni di alta considerazione e gratitudine per il bene dispensato largamente senza clangori di fanfare. Poiché la tua autorevole parola di oggi conferma quanto noi pensiamo, dobbiamo sperare nella tua totale adesione; uniti e non più isolati, animati da un forte sentimento di fraterna solidarietà e liberi da pensieri di animosità e di livore verso chicchessia, ci proponiamo di combattere le cause principali del progressivo decadimento del nostro Teatro lirico per il disfacimento totale delle buone voci; difenderemo questo nostro patrimonio spirituale che tutti ci invidiano e questo Teatro che è nostro perché è la nostra seconda casa, perché in esso e per esso viviamo, e da esso traiamo elemento e ragione di vita; vogliamo creare come anche tu proponi, il nostro Giornale di battaglia, delegare le nostre persone a degnamente rappresentarci presso le Segreterie artistiche di tutti i Teatri, dove attualmente imperano pochi maneggioni di pochi scrupoli, che rivendono e piazzano la loro merce canora per farla svolazzare da Roma a Lisbona, a New York, dallEgitto a Rio, con quella utilità per larte ed il buon nome di essa, che già tutti purtroppo conoscono.

Nell’attesa di ulteriori decisi provvedimenti da parte delle maggiori autorità, facciamo noi qualche cosa, dando finalmente tangibile dimostrazione che non tutti gli artisti lirici sono abulici ignoranti e quiescenti, ma che tra essi vi sono elementi capaci non solo di cantare, ma di pensare, esprimersi ed operare.

Cordialmente.

Lettera aperta di Giovanni Manurita a Giacomo Lauri Volpi. – Luca D’Annunzio.

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