Riflessioni sull'arte del canto

Giuseppe Nuvoli:

Arte e scienza del canto

Altrettanto è avvenuto della voce. Destinata alla manifestazione delle idee per mezzo del semplice discorso, essa mercè la sua bellezza originò il canto, il quale consuonando e rispondendo alle interne emozioni della psiche, fu adoperato come espressione artistica dell’affetto, dando luogo ai diversi sistemi musicali delle passate generazioni; i quali, limitati alla sola melodia fino ai tempi più recenti, oggi trasformandosi nel sistema armonico (una delle più grandi conquiste della moderna civilizzazione), da Palestrina a Bach a Rossini a Verdi a Wagner ascesero fino alla più alta manifestazione dell’arte. 

Io però non debbo trattare del canto, considerato siccome musica, non debbo enumerare quali suoni fra i tanti che la voce umana può produrre, sieno stati prescelti e per quale ragione; nè dimostrare per qual giuoco nervoso esso possa ora invitare ad una danza erotica, ora risvegliare spiriti guerreschi ed animare i soldati alla pugna, ora trasportare la mente in uno stato di esaltazione beata e di godimento ineffabile di tutto l’organismo ridestando gli affetti e parlando al cuore un mistico linguaggio, come parla al cuore l’azzurro del cielo, il verde dei prati, la vastità dell’oceano, il profumo dei fiori. Il mio compito è più modesto, più umile, ma non meno importante e forse non meno attraente; imperocchè io voparlare del canto, come prodotto del meccanismo degli organi vocali, come funzione perfezionata ed artistica di essi

Questo libro adunque è diretto in modo speciale agli artisti di canto; ma dico subito che a deviarlo da questo fine, sorge una circostanza, per la quale al certo solo a pochi cantanti potrà tornare di utilità e di diletto. Questo sfavorevole momento si è la mancanza in essi di nozioni anatomiche degli organi vocali. A dire il vero, comechè io abbia avuto l’avventura di conoscerne parecchi, pur di chiara intelligenza e di non comune istruzione; tuttavia ho potuto mio malgrado trovarne pochissimi, che avessero delle idee, sia pure elementari, di questa parte dell’anatomia per essi di tanta importanza. E posso eziandio affermare che anche molti maestri di canto, i quali pure si atteggiano e posano a fisiologi, dicono e, quel che è peggio, stampano cose da far imporporare di vergogna una statua.

Al certo per esser maestri di canto, ed anche artisti nell’alto valore della parola, non sarebbe bisogno nè dell’anatomia, nè della fisiologia. L’usignuolo canta dolcemente, soavemente, senza sapere nè come, nè perchè; e nell’età fiorente di quest’arte, quando i nostri italiani giungevano all’apogeo della gloria, facendo meraviglia all’Europa ed onore alla patria, la fisiologia della voce era ancora una landa pressochè inesplorata; mentre oggi, che ha progredito la scienza, ha retrocesso l’arte. Ma allora erano altri tempi.

Allora si attendeva all’arte per l’amore dell’arte, oggi questa viene tralignata ed adoperata prevalentemente come un mezzo potente di lucro; allora la meta era la bellezza dei suoni, l’estasi di un bel canto; oggi il desiderio dei subiti guadagni attutisce e soffoca i nobili sentimenti del bello. 

Allora molti anni di studio eran poco, ora pochissimi anni son troppo. Allora chi si avviava al canto aveva il tempo di provare, e poi provare e poi provare ancora; e a forza di esperimenti riusciva a rinvenire tutte le risorse, delle quali la sua voce fosse capace; nessuno gli faceva pressa alle spalle; oggi chi ha fatto il mercato dell’alunno, lo spinge, lo affretta a calcar presto la scena; il tempo manca, ed al primo tentativo bisogna coglier nel segno e ritrovar la risorsa. Allora, finalmente, vi furono dei maestri di genio i quali, precorrendo la scienza, trovarono un metodo di insegnamento il quale per mala ventura non è giunto fino a noi, essendosi smarrito nel buio del tempo passato, diguisachè oggi l’empirismo va innanzi a tentoni e privo di guida.

E questa è la ragione per cui l’anatomia e la fisiologia si fanno oggi necessarie, mentre altra volta non lo erano; esse infatti, hanno la virtù di poter dettare delle regole generali non fallaci, le quali si possono ciecamente seguire, e di costruir nuovamente quel razionale metodo d’insegnamento, cui anticamente, solo il genio poteva ritrovare. Ma pur troppo, mentre al presente si subisce volentieri il triste portato dei tempi, si sdegna di usufruire del progresso, che pure si ė fatto.

A me certo sembra molto umiliante e falsa la posizione di un giovane, che accingendosi allo studio del canto, non abbia alcuna precisa idea di ciò che egli imprende a fare, e sia perciò costretto di seguire alla cieca e senza convinzione veruna i consigli al tutto empirici di maestri, ciascuno dei quali ha un metodo d’insegnamento speciale, spesso contradittorio con quello degli altri. Egli sarà posto a fare delle note, ad emettere delle vocali, a porre la punta, i margini, la base della lingua in date posizioni, relativamente alla arcata dentaria; dovrà spingere il fiato in un modo o nell’altro, macchinalmente, senza und ragione soddisfacente, senza conoscerne il perchè, senza poter giudicare sulle qualità del metodo, senza sapere i pericoli, che un’educazione errata può apportare. Diguisachè, alla fine, se egli sarà riuscito bene, dovrà forse più ringraziare la sua benigna stella, che l’opera propria o quella del precettore.

Egli è chiaro che un siffatto sistema sia molto adatto a rendere difettose le voci, nè credo di esagerare col dire che quei tanti, i quanti pur possedendone una bellissima, tuttavia non riuscirono a diventare buoni artisti, debbano la loro disavventura al metodo irrazionale d’insegnamento.

La fisiologia invece rende la cosa molto diversa. Essa propone un programma allo studio del canto ed indica una meta non vaga, non incerta, ma vera e reale. Essa insegna quali sono le difficoltà, che si avranno ad incontrare, e il modo più conveniente per superarle, ed il tempo più opportuno per affrontarle. Essa indica per quali cause un illogico insegnamento può deteriorare la voce, ed in qual modo possano essere evitate.

Il metodo di canto risulta cosi un tutto, le cui parti sono collegate fra loro a fil di logica, costituendo una spira, che senza mai interrompersi collega il primo con l’ultimo dei suoi giri. Approvato dalla convinzione, esso viene accettato con fiducia, con amore, con dignità e conseguentemente con maggiore profitto.

A coloro poi, i quali stanno già innanzi nell’arte, circondati di trionfi ed incoronati di alloro, praticamente la fisiologia non sarà di grande vantaggio. Tuttavia io non so comprendere come un inclito cantante, il quale al magistero della sua voce deve la gloria, le ricchezze e, quel che e più, l’onore e l’ineffabile gioia di essere inscritto nel sacro tempio dell’arte, il quale solo con quel fascino eccita, esalta, commuove e dona a tutto un pubblico la voluttà del bello, non ami conoscere l’opera sua, e quale sia il meccanismo dell’organo vocale, al quale egli deve il suo essere, e che causa di fenomeni tanto portentosi. Ed io quindi non trovo per nulla degno di meraviglia che in Germania, dalla quale ci siamo lasciati carpire il primato dei lavori intellettuali, le sale anatomiche e le aule universitarie sieno frequentate non solo dai medici e dagli studenti di medicina, non solo dai pittori e dagli scultori, ma eziandio da coloro, che danno opera allo studio del canto.

La fisiologia adunque deve esser la guida, che mena per la diretta via, la quale è pur la più breve, e che illumina il sentiero, rendendolo più degno dell’uomo e dell’artista.

Ma la fisiologia non si apprende senza l’anatomia. Coi funghi si celebrano magre le nozze, egli è un antico adagio.

E notisi, che non sarà mai dato di apprendere l’anatomia sui libri e sulle incisioni degli atlanti Essa è accessibile solamente con il libro e con l’atlante della natura, il quale nel caso nostro è il cadavere. Nè a questa parola, o artisti, è ragionevole che in voi nasca ribrezzo, spavento o turbamento.

Testo estratto da Fisiologia, igiene e patologia degli organi vocali in relazione all’arte del canto e della parola, Giuseppe Nuvoli, 1900. Luca D’Annunzio.

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