Gustavo Magrini:
Delle consonanti – Parte I
Le consonanti hanno molta influenza sulla emissione delle vocali e perciò il loro studio non è meno importante di quello dell’emissione delle vocali stesse.
Le posizioni che prede l’organo della voce per l’emissione delle vocali, sono limitate a pochissimi movimenti i quali hanno molta comunanza fra di loro, come abbiamo visto nel giro delle vocali I E A O U. Nelle consonanti invece, in virtù delle articolazioni che producono la loro fonazione, il numero delle posizioni, benchè limitato alla lingua ed alle labbra, si estende al punto da formare una posizione speciale per ogni consonante. Pur essendo queste diverse posizioni limitate nella cavità orale, questa, per il solo fatto di doversi aprire e chiudere continuamente, si troverà in condizioni non certo favorevoli alla emissione della voce. La lingua poi, fattore principale nella formazione delle consonanti, avendo dipendente la laringe, rifletterà in questa tutti i suoi movimenti e oltreciò modificherà l’ampiezza e la forma della cavità orale.
Nello studio perciò delle consonanti, che sarà fatto accuratamente, accoppiandone ciascuna successivamente alle vocali, si deve aver di mira che esse non apportino all’emissione della voce alcuna modificazione, come succede a chi canta senza studio e preparazione. Nel canto, le consonanti occupano il posto del leggero H adoperato nell’emissione delle vocali: contribuiscono pertanto ad evitare il colpo di gola nel principio di un emissione e rendono più marcati gli accenti delle vocali stesse.
Senza entrare nei particolari della posizione che la lingua prende per ciascuna consonante, ritengo non inutile conoscere almeno il loro principale carattere fonetico. Le consonanti si dividono in parecchi gruppi e prendono nome dal suono che le caratterizza, prodotto da quelle parti dell’organo vocale cui devono la loro formazione. Questi gruppi sono: Gutturali, Palatine, Linguali, Dentali, e Labiali; lo specchio chiarirà meglio quali appartengono ad ogni gruppo:
GUTTURALI: Ch Q Gh H
PALATINE: C G
LINGUALI: L R
DENTALI:
Esplosive: E D
Nasali: N
Sibilanti: S Z
LABIALI:
Esplosive: P B
Nasali: M
Sibilanti: F V
Le consonanti, nella loro unione colle vocali, non sono tutte egualmente favorevoli all’emissione della voce; passandole in rassegna vedremo le loro peculiari qualità e proprietà.
Gruppo delle gutturali.
CH Q.
Corrispondono foneticamente alla K dei teutoni: CHI, CHE, CA, CO, CU, QU. Esse contrassegnano il suono rotondo dell’emissione vocale, ma sono sfavorevoli a quest’ultima e difficili da pronunziarsi per la posizione che prende la lingua e la laringe nella loro formazione.
GH.
Si appropria con facilità il carattere della voce nasale e gutturale. Nel pronunziarlo accompagnato con qualsiasi vocale, si deve evitare la naturale tendenza di farlo precedere da un N: nghi, nghe, ecc., ecc., o da un lieve rumore gutturale. Il suo attacco deve esser fatto coll’istantaneo ma non troppo pronunciato movimento all’insù della parte posteriore del dorso della lingua. Come tutte le gutturali, è sfavorevole all’emissione vocale.
Gruppo delle palatine.
C, G.
Facili entrambi e non sfavorevoli all’emissione; date le sue qualità sonore e poiché richiede minore energia espirativa, il G è più favorevole del C, ma gioverà prestar attenzione, affinchè nella fonazione non si associ colla consonante N (ng) facendo in tal guisa passare dalle fosse nasali parte della colonna sonora.
Gruppo delle linguali.
L.
Facile, ricca di sonorità e potrebbe essere perciò ottimo coefficiente per l’emissione vocale; infatti molti metodi propongono l’emissione e l’impostazione della voce con l’aiuto di questa consonante: LA, LE, ecc., ecc. Io sono assolutamente contrario a ciò; in primo luogo perché l’esperienza ha dimostrato fin troppo che l’impostazione deve essere fatta colle vocali, essendo questo il suono della voce, in secondo luogo perché nella formazione della consonante L, la lingua si contrae in modo da esercitare una pressione sulla laringe, la quale non si troverà così nelle migliori condizioni per emettere il suono.
È una costante che non va trascurata, perché può apportare dei difetti che possono pregiudicare molto la buona emissione. Ciò succederà specialmente negl’individui che, per natura, articolano il dorso e la parte posteriore della lingua nel pronunziarla; questo fatto farà sì che la L, in ispecie se doppia fra due vocali, come p. es. nella parola
farfalla
farà non solo sentire troppo la sua sonorità, che nel canto, come nella favella, non istà bene, ma spesso prenderà una specie di suono gutturale liquido simile al gl
farfa-gllia, ste-gllia, a-glieno, glieto
invece di: farfalla, stella, alieno, lieto.
Avendo cura di articolare la punta della lingua e un po’ il dorso, tenendo ferma la parte posteriore, non sarà difficile correggere questo difetto e impedire che ne sorgano altri.
R.
Questa consonante non presenta alcuna difficoltà per l’emissione vocale, tuttavia, in certi individui, essa è smussata e gutturale, ed ha un suono ottuso, quasi muto: ciò che comunemente dicesi << mancare della R >>. Questo fatto avviene quando, invece del dorso della lingua, viene posto in vibrazione il velo palatino, l’ugola e la radice della lingua. Benchè raramente, talvolta questo è un difetto incorreggibile; il mezzo migliore per correggerlo è quello di anteporre alla R le consonanti esplosive
Prrr, Brrr, Trrr, Drrr
ed in seguito aggiungendo successivamente le vocali I E A
Prrri, Brrri, Trrri, Drrri
Prrre, Brrre, Trrre, Drrre
Prrra, Brrra, Trrra, Drrra
Come per la L, conviene limitare l’articolazione alla punta e al dorso della lingua.
Gruppo delle dentali.
T, D.
Sono sfavorevoli per l’emissione vocale, non tanto perché comportano una sfuggita d’aria espirativa maggiore di quella della altre consonanti, quanto perché la punta anteriore della lingua, toccando i denti incisivi superiori, modifica l’ampiezza della cavità orale, riducendola ad uno spazio esiguo e insufficiente alla risonanza della vocali a cui sono accompagnate, formando sillaba. Negl’individui che hanno tendenza alla pronunzia dentale, causata dal fatto che la lingua si porta fra i denti e vi rimane durante la fonazione delle suddette consonanti, si cercherà fin da principio di correggere questo difetto: prima tenendo i denti stretti e poi appoggiando la punta della lingua ai denti incisivi superiori.
N.
Nella pronunzia di questa consonante si hanno due suoni diversi: l’uno, quando si trova in principio di sillaba, come p. es. << no, ne, bene, nido ecc >>, l’altro, quando si trova in fine di sillaba o precede altre consonanti, come << in, con, contrario, ponte ecc. >> Il primo di questi N, è favorevole all’emissione ed è di grande aiuto per attenuare il timbro troppo chiaro della vocali I ed E nelle note del registro di testa.
Essendo il suo suono nasale, si dovrà badare che nei monosillabi o nelle parole dove si trova questa consonante, l’emissione vocale non prenda a sua volta un timbro oscuro e nasale pel continuato passaggio di una parte della colonna sonora dalle fosse nasali. Se per la sua formazione, la lingua, in tutta la sua larghezza, tocca i denti incisivi superiori e il palato, e la colonna sonora forzatamente passa dalle fosse nasali, obbligando il velo palatino ad abbassarsi, non appena questa consonante si appoggierà sulla vocale, il velo palatino dovrà rialzarsi e sostenersi e la lingua si abbasserà tosto al fine che tutta la colonna sonora passi dalla cavità orale; questa poi dovrà riprendere subito la sua posizione normale per rendere favorevole l’emissione vocale.
La consonante N, come del resto tutte le consonanti, dev’essere breve, senza code o prolungamenti: avrà quel tanto di sonorità che basterà per renderla chiara e comprensibile.
Il secondo N che si forma rialzando il dorso della lingua verso il velo palatino, non è propriamente la stessa consonante N, ma è un suono nasale-gutturale, che ebbe la sua origine nell’eufonia della lingua, per facilitare e rendere dolce la pronunzia, laddove l’unione di certe sillabe avrebbe potuto essere aspra e dura.
Per la pronunzia di entrambi questi N, occorre che il passaggio tra la cavità faringea, le narici interne e quelle esterne sia largo, sano e libero. Gli individui che hanno questo passaggio troppo stretto (ciò che comunemente dicesi << essere stretti di naso >>) oppure difettoso, se non otterranno guarigione con un intervento chirurgico, dovranno forzatamente rinunziare all’arte del canto.
S, Z.
Queste due consonanti si presentano nella nostra favella sotto due aspetti: << aspre >> come nelle parole << sera, sale, ozio, azione >> e dolci, come in cosa, rosa, zelo, zeta. La consonante S, se aspra, è abbastanza favorevole all’emissione vocale; gioverà però badare di non renderla troppo sibilante. La Z, benchè abbia affinità colla S è meno favorevole all’emissione vocale.
È inutile ricordare che nella formazione di entrambe queste due consonanti, i denti incisivi hanno la massima influenza e che perciò chi ne è privo non riuscirà mai a pronunziarle bene. I toscani e in genere i meridionali non hanno la S dolce, chè la pronunziano aspra anche dove i settentrionali fanno uso della dolce.
Testo estratto da Arte e tecnica del canto, Gustavo Magrini, Milano, 1905. – Luca D’Annunzio.