Heinrich Panofka:
Considerazioni generali XXI
I compositori del secolo passato hanno messo pochi segni d’espressione nelle opere loro; ciò che induce a credere che lasciassero alla intelligenza e al gusto del cantante ritrovarne il colorito.
Questa omissione degli autori ha dovuto naturalmente esser giustificata dalle segnalate qualità dei loro interpreti; tanto più che i compositori drammatici italiani di quel tempo hanno scritto molto più nello stile largo che nel figurato. E noto che Rossini stesso, in una parte delle sue prime opere, ha lasciato il campo libero agli esecutori, quanto alla scelta degli ornamenti: più tardi il gran maestro, che era un gran cantante e che conosceva meglio di chicchessia i segreti dell’arte vocale, fissava gli abbellimenti del canto figurato, e tutti sanno di quanta utilità fossero per lo svolgimento delle voci quegli ornamenti: così l’epoca gloriosa di Rossini compositore fu l’epoca gloriosa per l’arte del canto.
Ma dopo che il numero dei teatri italiani crebbe a dismisura, e che gl’impresari vanno in traccia principalmente di voci, senza darsi briga del vero ingegno vocale, l’esagerazione di certe tinte, come i rallentando, i sostenuti., sopra una nota sola, hanno sostituito le gradazioni veramente artistiche che solo debbono convenire all’espressione e al sentimento drammatico. É un grande sbaglio credere di commuovere il suo uditorio coll’uso frequente dei rallentando, o di quella nota sostenuta fuor di misura alla fine d’una frase.
Il pubblico che frequenta i teatri non si lascia prendere all’amo di tali lustre, ed ha trovato un’espressione per designarle; ei dice: son trappole. Una bella melodia, accompagnata da un gesto nobile, cantata in misura, con’ anima, con arte e con una pronunzia distinta, non basta ella a commuovere? Si lascino adunque tali artifizi dell’espressione che denudano del suo vero distintivo il nobile canto dei grandi maestri; e che finiscono per ‘travisare il sentimento dei cantanti.
Testo estratto da Voci e cantanti, Ventotto capitoli di considerazioni generali sulla voce e sull’arte del canto, Enrico Panofka, Firenze, 1871. – Luca D’Annunzio.