Heinrich Panofka:
Considerazioni generali XII
Quadro analitico delle voci da uomo e da donna
La natura, questa grande ragionatrice, ha dotato gli uomini e le donne di voci equivalenti, cosicchè tutte le voci di maschio hanno il loro equipollente nelle voci di donna.
L’equivalente del tenore di forza (Fraschini Gueymard, Steger, Tamberlick) è il soprano drammatico (Barbot, Frezzolini, Grisi, Tietjens). L’equivalente del tenore di grazia, o leggero, (Gardoni, Montanari, Naudin, Nicolini) è il soprano leggero (Cabel, Fioretti, Miolan, De Maesen, Patti, Peralta, Tiberini, Vanden Heuvel). I tenori Carrion, Mario, Mongini, Roger, Tiberini sono tenori di mezzo carattere, i quali, avendo la voce più forte dei tenori di grazia, hanno dovuto cantare le parti dei tenori di forza. Han fatto bene? Questo è il nodo!
L’equivalente del Baritono (Cotogni, Giraldoni, Graziani, Santley, Steller) è il vero Mezzo-soprano (Borghi – Mamo, Galletti, Gueymard, Carlotta Marchisio, Sass).
L’equivalente del basso cantante (Faure, Merly, Tamburini) è il mezzo-contralto (Alboni, d’Angri, Barbara Marchisio). L’equivalente del basso: Belval, Iunca, Levasseur, Medini, Selva è il vero contralto basso (Ida Bertrand, Marietta Brambilla). I bassi comici (Bottero, Scalese, Zucchini) derivano dai bassi cantanti.
Il tenore di forza deve esprimere sentimenti eroici e sentimenti d’un amore maschio e ardente , ugualmente che al soprano drammatico toccano le parti di donna d’una tempra energica e capace d’un grande e violento amore. Questo genere di soprani italiani che a Parigi tengon luogo dei mezzi soprani belgi (Gueymard e Sass) possiede una voce potente e limpida a un tempo , una vocalizzazione brillante ed energica (Grisi e Frezzolini), in grazia al buon metodo italiano che non si limita al prescrivere gli studi di vocalizzo a mezza voce.
I mentovati mezzi soprani belgi vocalizzan poco, ma forzano la parte acuta della loro voce, e non resistono al mestiere che pel vigore de’loro polmoni. Se quelle due insigni cantatrici si fossero con tentate di restar mezzi soprani sarebbero i più ammirabili esemplari di mezzi soprani, e corrisponderebbero perfettamente alle condizioni richieste per essere l’equivalente del baritono.
Il tenore leggiero, che così ben rappresenta il tipo degl’innamorati timidi, amabili, e che si trova bene al suo posto, tanto colla divisa del giovane gran signore che del contadino, non può aver miglior riscontro che nel soprano leggiero, il quale, dal canto suo, possiede le medesime qualità. Almaviva nel Barbiere, Elvino nella Sonnambula, Zerlina nel Don Giovanni, e Norina nel Don Pasquale, ci possono servire d’esempio. Quanto al soprano sfogato, che non è che una rara eccezione, ei trova il suo equivalente nei tenorini che posson salire alle voci di falsetto, ed ambidue fanno parte della. nostra seconda categoria tenore leggiero e soprano leggiero.
La parte del baritono nelle opere serie è generalmente quella d’eroi, di ministri, di cospiratori, di padri nobili. Il vero mezzo-soprano che dispone di belle note basse, cominciando dal là sotto i righi, che ha le note del centro e le alte fino al si bimmolle ugualmente gagliarde, e la cui voce è generalmente la più omogenea, la più simpatica, come quella del baritono, ma che di rado è pieghevole in ragione di queste doti; non è egli invero l’equivalente del baritono, e non rappresenta egli l’indole della donna matura, nobile, destinata piuttosto ad esprimer l’amor materno la maestà reale, che la donna gelosa, romantica, innamorata al delirio? Il confronto fra questi due generi di voci parrà, per avventura ardito; ma io oso affermare esser giusto. Disgraziatamente i soprani drammatici, essendo così rari come i tenori robusti, si trasformano i mezzi-soprani, in soprani drammatici, come i tenori leggieri si trasformano in tenori robusti. Non dimentichiamo di dire che tali trasformazioni non dipendon sempre dalla vanità dei cantanti, ma il più spesso dall’incuria dei compositori, i quali imbattutisi in un mezzo-soprano giovane, come la Falcon, per esempio, al suo entrare in carriera, capace di slanciare un do acuto con una certa vigoria, ma che avea la vera bellezza della voce nei bassi e nel centro, le hanno assegnato delle parti, metà, mezzo-soprano, e metà, soprano.Ci basti il citare la parte di Valentina negli Ugonotti e quella dell’Ebrea.
La prima parte del bel duetto fra Valentina e Marcello è scritta nella tessitura del vero mezzo-soprano; e noi non abbiamo potuto mai dimenticare l’espressione mirabile che vi metteva la Falcon, massime all’ultima parte d’una sì gran bellezza musicale; mentre la seconda parte, al contrario, è tutta scritta nella tessitura del soprano.
Chi non si ricorda con piacere dell’esimio Tamburini che andava giù come i bassi, e che saliva come i baritoni in grazia della sua brillante vocalizzazione che gli consentiva quest’apparente anomalìa, che noi vediamo ricomparire tal quale nel suo equivalente, l’Alboni? Ambidue avevano bassi gagliardi e arrivavano con facilità, nella vocalizzazione soltanto, agli ultimi limiti del mezzo-soprano e del baritono.
Non è egli ora provato che le due qualità di voce, di tenore di forza e di soprano drammatico, che non posseggono che le qualità richieste per l’espressione, e che si prestano meno alla grazia, abbian trovato il lor compimento nel tenore e nel soprano leggiero; precisamente come il baritono e il vero mezzo-soprano lo trovano nel basso cantante e nel mezzo-contralto?
Noi abbiam percorso la scala vocale, dalla voce più alta e le voci intermedie, per giungere al limite il più basso che, per le voci d’uomo, è il basso, e per quelle di donna, il vero contralto basso. Queste due condizioni di voce non abbisognano di complemento, perchè esprimono un unico sentimento.
È egli necessario di citare le parti che a loro s’attagliano? Tutti sanno che le parti di Beltramo, di Marcello e del Cardinale nel Roberto, negli Ugonotti e nell’Ebrea, son tipi di parte di basso, come la parte di Tancredi e d’Arsace , nel Tancredi e nella Semiramide, sono i tipi di parti di vero Contralto basso; ahi! così abbandonati, dacchè Rossini non iscrive più.
Testo estratto da Voci e cantanti, Ventotto capitoli di considerazioni generali sulla voce e sull’arte del canto, Enrico Panofka, Firenze, 1871. – Luca D’Annunzio.