Riflessioni sull'arte del canto

Hipólito Lázaro:

Consigli per giovani cantanti IV

 

Il repertorio Wagneriano ha bisogno di cantanti specializzati; voglio dire che se non ti dedichi esclusivamente al suo repertorio, non lo devi cantare fino a che non avrai qualche anno di esperienza, perché è molto centrale e finisce con il registro acuto e questo registro è – non dimenticarlo! – quello che fornisce grandi soddisfazioni e soldi.

Ad ogni modo, quando perdi il controllo, qualsiasi sia la causa, o diventi nervoso,  cosa che ti accadrà spesso nella tua carriera, morditi la lingua che è un rimedio infallibile per calmarti e farti venire la saliva al fine di evitare che ti si secchi la gola.

Ricordati, come ti ho detto, che quando apri i suoni ti tremerà la voce, quello che ti produrrà la raucedine. Pensa sempre a questo come se fosse la tua ossessione. Se ti accade questo per mancanza di attenzione, puoi dire che la tua professione è giunta alla fine; ma se lo rimedi in tempo, sarai salvo.

Circa trent’anni fa, mi è capitato il seguente aneddoto, che riferirò poiché è molto esemplificativo.

La mattina seguente, dopo aver cantato la Gioconda alla presenza del mio maestro, egli mi disse: «Caro Lazzaro, ti trema la voce». Ho rimediato subito sistemando bene il respiro e facendo qualche giorno di vita moderata, senza uscire di casa la sera. Se ti trema la voce, ti dovrà avvertire qualche amico o parente, perché tu non te ne renderai conto.

Inoltre, ci sono altri metodi per evitare alcuni degli incidenti che ti ho indicato. In primo luogo devi saper scegliere il repertorio, cioè le opere che si adattano alla tua voce, questo importantissimo dettaglio è il segreto per durare molti anni, altrimenti dovrai ritirarti dal teatro quattro giorni dopo aver iniziato.

A questo proposito, ricordo un fatto deplorevole che accadde a una signorina che ha debuttato con me. Aveva una splendida voce e sembrava destinata a fare una grande carriera; ma ecco che gli venne voglia di cantare La Traviata di Verdi, opera che ha fatto ritirare dal teatro un numero considerevole di soprani che avevano iniziato con i migliori auspici. Io l’ho avvertita subito che in nessun modo l’avrebbe dovuta cantare, ma non mi ha dato ascolto. A pochi mesi ho saputo che la signorina in questione aveva perso «alcune» facoltà.

Mi dispiacque, perché avevo predetto una grande carriera per lei. Passò un anno e seppi della mia ex collega, la quale pur perseverando nel genere lirico leggero, aveva escluso dal suo repertorio La Traviata, senza dubbio convinta della dura esperienza sofferta. Dopo questo accaduto non ho più avuto sue notizie. Tuttavia, questo silenzio intorno al suo nome non mi sorprende, perché quando si cade all’inizio, è molto difficile rialzarsi in teatro, pur avendo grandi meriti.

Questa professione è molto ingrata: bisogna trionfare ogni notte ed essere pronti ad ascoltare con rispetto i buoni consigli delle persone capaci. Se fallirai, sarà la fine della tua carriera.

Ritornando alla Traviata, amplierò il mio giudizio per quanto riguarda l’influenza che esercita su certe voci. È un’opera che va cantata dopo alcuni anni di professione, quando l’organo vocale è assolutamente educato.

Il commento precedente lo dedico soprattutto a tutti coloro che all’inizio della carriera, non vogliono sentire consigli da nessuno, e non si degnano nemmeno di ascoltare i professionisti, non perché questi siano più o meno intelligenti, ma semplicemente perché godono di un’esperienza preziosa che hanno accumulato per anni e anni, poiché il teatro insegna molto. Se avessi il tempo e l’occasione fosse propizia, farei nomi su nomi di colleghi dei miei tempi che cominciarono molto bene e con ogni sorta di magnifici auspici, i quali per non ascoltare i suggerimenti corretti cominciarono a commettere errori.

Queste righe servono come avvertimento sincero e severo, poiché meglio un rimprovero in tempo che un lamento tardivo, e quindi del tutto inutile.

Quante soprani non fanno carriera perché la prima cosa che vogliono cantare è la Tosca di Puccini e anche se il loro maestro, i parenti e gli amici cercano di toglierglielo dalla testa, la mania persiste nelle inesperte, esattamente come quelle che si impegnano a cantare La Signora delle Camelie, senza tener conto, ripeto e ripeterò instancabilmente, che tali opere possono essere offerte ai pubblici solo come frutto di una lunga esperienza!

Per questo oggi abbiamo a malapena artisti che possono andare in giro per il mondo a competere con colleghi di altre nazionalità.

Se queste soprano iniziassero con il repertorio lirico e poi gradualmente continuassero con il repertorio drammatico, otterremmo sicuramente un gruppo di belle voci nel nostro paese.

Testo estratto dal metodo Mi canto, Hipólito Lázaro, Barcellona, 1947.

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