Riflessioni sull'arte del canto

Leone Giraldoni:

Lo studio degli stili vocali

Il cantante che abbia a cuore di rendersi vero interprete della musica che ha da cantare, deve avvezzarsi fino dal principio a studiare in un pezzo il carattere e lo stile. Ogni musica ben fatta possiede in sé un colore suo particolare, un suo distintivo carattere. Onde acquistare e vieppiù sviluppare questa utile conoscenza, consiglio ai giovani cantanti lo studio dello stile negli antichi maestri. Nell’esaminare attentamente la storia dei differenti generi di musica che diedero poi nascita a quello oggi in uso, si formeranno un giusto criterio del carattere e dello stile particolare ad ognuno di essi.

Per esempio, cominciando da Glück compositore tedesco, che viveva in Italia verso il 1745, scorgeranno facilmente la grandiosità del concetto e la sublimità del suo stile largo e maestoso; troveranno ne’ recitativi, prima di lui trascurati nelle opere, un’espressione ed una verità drammatica sorprendente. L’Orfeo, l’Ifigenia, l’Armida, l’Alceste sono i più bei parti di questo grande ingegno, che a giusto titolo fu chiamato il padre della Tragedia lirica.

In Piccini suo antagonista, se non troveranno tanta larghezza di stile, ammireranno però il sommo incanto e la grazia tutta sua particolare; per cui nel 1778 il suffragio del pubblico parigino trovavasi diviso fra questi due compositori. La Didone fu l’opera che gli valse i maggiori onori. Piccini fu il primo maestro in Italia che segnasse nei finali, i cambiamenti di scena e le situazioni drammatiche, con cambiamenti nel ritmo e nel tempo. Fu nel 1760 nell’opera la Buona Figliuola, data in Roma, che introdusse quella novità, che ruppe la monotonia dei finali di Leo, Vinci, Pergolesi, Hasse, Lagroscino, ecc.

Sacchini benchè molto monotono per la conformità di tutte le sue composizioni, si distinse però per uno stile gradevole e patetico; Edipo a Colonna, composto a Parigi nel 1875 fu la sua migliore produzione.

Mozart, quell’immenso e portentoso genio che sapeva accoppiare le più belle melodie all’istrumentale il più erudito, la di cui musica oggi stesso incanta e rapisce, fu l’anello dorato che unì i primordi della tragedia lirica, alle sublimi inspirazioni che fecero nascere i Paesiello, i Cimarosa, compositori di stile grazioso e leggero; nella composizioni de’ quali si scorge un sentimento patetico e melanconico comune anche alla maggio parte de’ maestri di quell’epoca. 

Non intendo ora enumerare tutti i pregi de’ sommi genii che illustrarono la storia musicale del secolo nostro, avente ad interpreti nomi come quelli di Rossini, Bellini, Donizetti, Meyerbeer, Mercadante, Auber, Pacini, ecc. precursori del sommo Verdi, che da tanti anni illustra la patria sua colle faville del suo portentoso e ferace ingegno; le mie forze ed i limiti che mi sono prescritto nel tracciare queste poche pagine, non me lo consentono. Ho voluto toccare questo argomento colla sola idea di determinare il cantante a proseguire egli stesso le sue investigazioni con tale proficuo studio. Benchè non indispensabile al compimento dell’educazione musicale dell’artista lirico, questo  studio nell’allargare le conoscenze del cantante svilupperà in lui lo stile ed il sentimento del bello.

All’artista cantante è riserbato di essere interprete delle ispirazioni del poeta e del compositore; non gli basterà dunque possedere il dono di una bella voce ed averla educata a tutte le difficoltà del canto, se a questo non vi si aggiunga una profonda educazione musicale, che gli permetta d’immedesimarsi col pensiero poetico, sul quale s’ispirò da prima, il compositore, egli stesso. L’educazione vocale basterà per l’esecuzione materiale di una musica fatta più per dilettare le orecchie che per commuovere il cuore; ma il cantante di espressione, oltre all’educazione vocale che lo deve porre in caso di eseguire tutte le difficoltà di una melodia, deve inoltre possedere molta sensibilità d’animo e d’arte nell’espressione; principio sul quale di basa la vera interpretazione melodica. Nessuno studio sarà più atto a sviluppare questo sentimento, quanto quello dello stile de’ primi maestri che si distinguevano soprattutto per una schiettezza ed una spontaneità rimarchevoli.

A completare l’educazione musicale del cantante e perché egli possa da sé perfezionare il suo gusto ed il suo modo di sentire, che svilupperanno in lui la efficace espressione, non potrei abbastanza insistere perché il cantante cerchi di allargare la cerchia delle sue cognizioni musicali. Egli dovrebbe studiare il piano-forte quel tanto che gli potesse permettere di accompagnarsi da sé. Lo studio dei principj dell’armonia gli permetteranno inoltre di scomporre l’accompagnamento estrinsecandone le tonalità. Col leggere molto a prima vista, senza essere né maestro né pianista potrà penetrarsi facilmente dello stile dei compositori di cui studierà le opere e sviluppare efficacemente il suo buon gusto ed il suo criterio, per dare alla musica di cui si farà l’interprete, il vero suo sentimento. È lavoro arduo certamente pensando a quanto egli deve applicarsi già, per lo studio del solo canto, ma sono tanti i vantaggi che ne ricaverà per perfezionarsi in arte, che non posso a meno d’insistere nel raccomandare al cantate di dedicarvi tutte le forze dell’animo suo a completare in tal modo la sua educazione musicale.

Testo estratto da Guida teorica – pratica ad uso dell’artista cantante, Leone Giraldoni, Milano, 1884. – Luca D’Annunzio.

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