Leone Giraldoni:
Della necessità dei vocalizzi
Una volta che il cantante avrà superato separatamente tutte le difficoltà che presenta lo studio della voce si dovrà dedicare allo studio del vocalizzo, che altro non è che l’applicazione simultanea di tutti i principii formanti la base del canto. Sarebbe intempestivo lo studio del vocalizzo prima di essersi assicurati de’ principi fondamentali del canto; perchè fintanto che il cantante non sia giunto ad essere sicuro nel maneggio del proprio istrumento, collo studio dei primarii esercizi, sarà sempre titubante ogni qualvolta vorrà uscirne. Benchè fastidioso, questo studio, condotto con intelligenza e costanza, non tarda a recare i suoi frutti; e mentre l’arte del canto, studiata in tal guisa, sembra dover essere più difficile e più lunga ad impararsi, accade invece il contrario, giacchè oltre al progredire con certezza, si acquista poco a poco una sicura e ragionata conoscenza della propria voce. Chi sa vocalizzar bene non può che cantar bene, giacchè il canto melodrammatico non è altro che il vocalizzo, coll’aggiunta di parole. Sarà sempre più difficile cantar bene un vocalizzo che qualunque pezzo di opera; poichè nel vocalizzo solo, vengono a bella posta riunite tutte le difficoltà del canto, che la fantasia non introduce che partitamente nel canto con parole. L’esercizio del vocalizzo non dovrà dunque esser mai trascurato. Raccomando inoltre allo scolaro di non attenersi ai vocalizzi di un solo autore, onde avvezzare la voce ad affrontare tutte le difficoltà possibili del canto. Consiglierei però di preferenza ad altri, quelli di Crescentini, Righini, Bordogni e Generali, siccome scritti con maggiore conoscenza delle difficoltà vocali. Il vocalizzo essendo più specialmente fatto per aiutare il cantante a sormontare le difficoltà dell’esecuzione, che per dar pascolo al suo gusto, non si dovrà cercare a dare la espressione voluta alla melodia soltanto, ma altresì studiare coraggiosamente ed accuratamente le difficoltà vocali che ognuno di esso è destinato a far sormontare. Il gusto come il sentimento nel canto, si potranno sviluppare coll’esercizio, ma difficilmente s’infonderanno in colui la cui natura vi sia ribelle. L’arte però supplisce a molti doni naturali e l’artista consapevole dei propri mezzi, può di sovente far dimenticare le doti di cui è privo. Non si trascuri dunque mai uno studio cotanto proficuo, ed animato di zelo ed amore per la sua arte, cerchi il cantante di perfezionare vieppiù le conoscenze che va acquistando ogni giorno. Questo è il solo mezzo che possa aprire all’artista una carriera onorevole e renderlo un giorno meritevole della pubblica ammirazione.
Testo estratto da Guida teorica – pratica ad uso dell’artista cantante, Leone Giraldoni, Milano, 1884. – Luca D’Annunzio.