Leone Giraldoni:
Esercizi indispensabili al cantante
Una volta che il cantante abbia acquistato questi due essenziali punti di partenza, cioè l’appoggio della voce e l’unione de’ suoi registri, potrà dirsi di già ai due terzi del suo cammino giacchè il rimanente non richiede che poca fatica essendo soltanto uno studio meccanico che riposa unicamente sulla pratica dei principii già enunciati.
Tutti gli esercizi della voce si possono classificare in tre distinte categorie: esercizi per l’emissione semplice, esercizi per gl’intervalli, esercizi per l’agilità.
La prima categoria comprenderà: il suono tenuto uguale senza aumentazione nè diminuzione di forza, il suono preso forte e lasciato piano, il suono preso piano e lasciato forte, il suono interamente filato dal piano al forte e ritornato al piano.
La seconda categoria comprenderà: tutti gli esercizi d’intervalli di 2.ͣ 3.ͣ 4.ͣ ecc. maggiore e minore.
La terza categoria infine racchiuderà in sè tutti gli esercizi di perfezionamento del canto, dal gruppetto fino alle scale semitonate, ecc.
Non avendo intenzione col dare queste poche pagine agli artisti presentare un metodo completo dell’arte del canto, mi contenterò di accennare loro alcuni consigli essenziali sopra qualcuno di questi studi in particolare; lasciando poi ai maestri dell’arte il dettaglio più minuzioso che potrebbe comportare l’esame scrupoloso di ogni esercizio.
Esercizi per l’emissione semplice.
Nel capitolo secondo, ho già accennato quali sieno le condizioni necessarie all’emissione semplice della voce; aggiungerò dunque alle raccomandazioni già espresse di mantenere il suono nella medesima forza, senza tensione di nessun muscolo.
Per diminuirlo poi, si porterà progressivamente il suono verso gli antri della faringe, badando a non cangiare il colore del suono e mantenendo sempre alla vocale A il medesimo carattere. Nel diminuire il suono e nella direzione che prende verso le cavità della faringe, il velo palatino si abbassa leggermente e la laringe risale progressivamente alla prima sua posizione, di tal modo che essendo retto solo dalla bocca e dal naso, il suono viene a partecipare in ultimo dell’emissione naturale al linguaggio semplice. Raccomando, nel diminuire il suono, di non chiudere la bocca a misura che il suono perde la sua forza; è la laringe che deve operare questa gradazione, e la bocca deve rimanere immobile nella medesima posizione che aveva nell’attacco del suono forte. Operando la gradazione coll’ufficio della bocca si fa perdere alla laringe il beneficio dell’elasticità che acquisterebbe mediante questi movimenti.
Lo stacco che si fa sentire in alcune voci al momento di diminuire il suono proviene sempre dal movimento troppo repente dei muscoli cricotiroidei che non hanno la forza di trattenere il suono passando dal forte al piano col riprendere la loro primiera posizione. Perchè il suono vada diminuendo progressivamente, è necessario dunque che le parti che lo emettono, riprendano a poco a poco la loro posizione naturale. Questo studio oltre al fare acquistare alla voce l’elasticità, eguaglia anche i registri e serve precisamente a procurare una mezza voce chiara e squillante a chi naturalmente anche non la possedesse.
Per passare dal piano al forte, dopo avere attaccato il suono con una leggerissima aspirazione della gola e senza la benchè minima contrazione ne’ muscoli, in una parola nello stesso modo che se si volesse parlare, bisogna, per rinforzarlo, far progressivamente prendere alla gola la posizione che occupava nell’emissione dal forte al piano; abbassando progressivamente la laringe, e riportando la voce al primo punto d’appoggio. La forza si deve aumentare fino al fortissimo mediante la pressione del diaframma sopra i polmoni. Ricordo qui, quanto dissi già nel primo capitolo sul modo di respirare, per cui si deve bene evitare di non premere il petto mediante le coste ed i muscoli esterni, ciò che leverebbe al suono la forza e l’elasticità.
Questo esercizio riuscirà più difficoltoso in principio non essendo così naturale come il primo; nè si cerchi perciò di aumentare, mediante lo sforzo, la voce ritrosa ad uscire. Non è che con un costante e lungo studio che la gola acquistando la voluta elasticità, permetterà al cantante di poter palesare l’interezza dei proprii mezzi
Il suono tutto filato non essendo che la riunione di questi due esercizi in uno solo, si deve pensare soltanto a prendere una respirazione maggiore. Raccomando del resto di saper dividere il suono filato in due parti uguali di modo che vi sia tanto dal piano al forte, quanto dal forte al piano; e per giungervi con maggior sicurezza, bisogna saper calcolare il fiato in modo da consumarlo ripartitamente.
Ciò come studio; perchè se si vuole ottenere effetto in teatro col suono filato raccomando di dividerlo, di modo che un terzo della respirazione venga spesa dal piano al forte e due terzi dal forte al ritorno al piano. La qual cosa lo farà sembrare tenuto per maggior tempo. Non si dovrà mai trascurare questo profittevole esercizio, e consiglio anzi di farne l’oggetto di un quotidiano studio.
Esercizi per gl’intervalli.
Gli esercizi della seconda categoria dovranno cominciare collo studio del primo intervallo, cioè: di seconda minore; questo studio oltre al procurare elasticità alla gola, aiuta anch’esso moltissimo all’unione dei registri. Per passare da un suono all’altro, assicurato che sia il primo suono, bisogna diminuirlo portandolo verso la faringe ed abbassando leggermente il velo palatino. Quando il suono si trova in tale posizione, cioè abbandonato interamente dalla gola e solo retto dalla faringe e dal velo palatino, si potrà con un leggero portamento di voce unirlo col seguente. Il primo suono dev’essere preso con franchezza e con una leggera aspirazione di gola; di modo che diminuendolo, il secondo suono viene unito al primo sul piano della voce. Si potrà quindi fare l’opposto, cioè attaccare il primo suono col piano e portarlo sul secondo col forte. Non si deve però, col portamento della voce, confondere quel disgustoso trascinamento che nel passare da un intervallo all’altro ve ne fa sentire tutta la serie cromatica. Lo trascinamento fa parte degli accenti drammatici della voce, di cui farò discorso in seguito, e non può essere messo in uso che quando la passione lo richiegga come effetto drammatico, secondo verrà indicato nel capitolo VI. Adottato come sistema, diventa difetto insopportabile.
Per gli intervalli di terza, quarta, quinta, ecc., essendo il medesimo principio che regge l’intervallo di seconda, credo inutile di passarli in rivista ad uno ad uno. Più l’intervallo sarà maggiore, e più la voce tenderà allo stracinamento; è d’uopo quindi assicurarsi bene del primo suono, e prima di abbandonarlo penetrarsi mentalmente di quello che si dovrà emettere. Questa semplice riflessione aiuterà anche molto per l’intonazione degl’intervalli i più scabrosi.
Dell’agilità in generale, del trillo e del gruppetto.
L’agilità è un dono di natura che lo studio però può fare acquistare o sviluppare prodigiosamente. Benchè la musica moderna ne abbia assai limitato l’uso, il suo studio non dev’essere trascurato dal cantante, perchè da esso ricaverà immensi vantaggi per la sua voce. L’agilità è lo studio per eccellenza per acquistare la perfetta eguaglianza nella voce e l’indispensabile elasticità. Vi sono diversi modi di eseguire o di accentare l’agilità; essa può essere legata, picchiettata o ribattuta; ognuna di esse richiedendo l’esecuzione di un accento diverso, accennerò le condizioni essenziali al loro particolare sviluppo.
L’agilità legata è quella che più delle altre deve fissare l’attenzione del cantante, non essendo le altre che una modificazione del principio che regge questa prima; per chi non la possiede naturalmente dovrà cominciare a studiarla lentamente, avendo cura di legare insieme tutti i suoni della scala, senza però trascinare la voce e senza far sentire l’attacco di ogni nota. La prima nota sola della scala dovrà essere leggermente attaccata; a poco a poco si aumenterà la rapidità nella successione progressiva degl’intervalli della scala. Perchè l’agilità legata sia perfettamente eseguita, bisogna che sia così detta granita; cioè che ognuno de’ suoni formanti la scala sia sensibile all’udito.
Per dare all’agilità picchiettata il suo vero carattere bisogna che ogni nota sia colpita da una leggera aspirazione di gola, senza partecipazione alcuna del petto, e con la maggiore leggerezza possibile.
L’agilità ribattuta dev’essere eseguita da una leggera contrazione del diaframma; questo genere di agilità abbastanza rara, non viene usato quasi mai che da voci di basso ed è così detta agilità a colpi di petto. Non consiglio ai cantanti di farne un particolare studio, basterà loro di rendersene conto onde all’uopo saper darle il suo vero carattere. In generale l’agilità deve per lo più eseguirsi dalla laringe e non dalla bocca; difetto comune a non pochi cantanti.
Il trillo come l’agilità è pure un dono di natura che lo studio però può anche fare acquistare; esempio che ci diede la celebre Giuditta Pasta. Quello a cui si deve particolarmente mirare nella sua esecuzione, è di far sentire nitidamente le due note sulle quali poggia il trillo; maggiore o minore che sia lo intervallo che le divide. Non si deve confondere col trillo quel tremolo così detto cavallino perchè ricorda il nitrire del cavallo; nel qual tremolio di una medesima nota, che del trillo non sono altro che una ridicola caricatura. Il trillo deve sempre cominciarsi dalla nota inferiore e dev’essere gradatamente veloce: il che dà a conoscere averne l’esecutore piena padronanza.
Il gruppetto, ossia mordente, per essere ben eseguito, devesi leggermente appoggiare in fondo alla gola facendo sentire distintamente ognuna della note che lo compongono. Dev’essere sempre legato. Il numero delle note del gruppetto varia secondo il gusto del cantante; si potrebbe però classificare in tre specie; cioè: gruppetto semplice, doppio e composto; l’uso del gruppetto quando è bene appropriato, dà grazia alla melodia e alle volte aggiunge forza e vigore; ma devo raccomandare però di esserne parco perchè il prodigarlo oltre di essere di cattivo gusto, nuocerebbe assai alla melodia, svisando anche il suo distintivo carattere; mal appropriato al genere della musica, il gruppetto è di un ottimo ridicolo.
Della sincope e modo di accentarla.
La sincope essendo l’anticipazione di una nota sull’altra, dev’essere accentata di modo che il suo vero carattere non ne sia snaturato. Cosa strana! Pochi sono i cantanti che sappiano accentare una sincope. L’attacco della sincope deve sempre essere deciso e non ripetersi sul prolungamento del quarto successivo; segnalo questo difetto all’attenzione particolare dei cantanti: con un poco di cura facilmente lo schiveranno.
Una volta che il cantante si sia impossessato di tutti questi primi studi, sarà necessario che si formi una serie di esercizi che trattino simultaneamente di tutte le principali difficoltà della voce; e se vuole arrivare a superarle tutte, non deve tralasciare un giorno di studiarle separatamente. Raccomando però che la riflessione guidi sempre ogni esercizio. Solo in questo modo potrà il cantante cavare qualche frutto da’ suoi sudori. Lo studio meccanico della voce se non vien diretto da un’attenzione intelligente potrebbe, anzichè giovare, non poco nuocere. Immedesimandosi il cantante col suo istromento, e studiando costantemente le risorse che ne può cavare, potrà giungere ad acquistare sopra sè stesso quella padronanza che qualifica l’artista completo e che rende l’arte superiore alla natura stessa.
Testo estratto da Guida teorica – pratica ad uso dell’artista cantante, Leone Giraldoni, Milano, 1884. – Luca D’Annunzio.