Riflessioni sull'arte del canto

Leone Giraldoni:

La respirazione del cantante

Non infastidirò il benevole lettore con una descrizione analitica delle parti formanti gli organi vocali e respiratori. Nello stesso modo che poco importa all’istrumentista l’indagare quali sieno le cause della formazione fonica del suo strumento, così pure il cantante può evitare l’inutile e fastidioso studio della conoscenza scientifica ed anatomica dell’apparato vocale. Questo apparato riunisce in sé il congegno di tutti gl’istrumenti musicali coi quali tutti egli ha molte affinità. Difatti, vi sono le corde vocali che vibrano, si stendono o si rallentano come quelle degli istrumenti a corda; vi sono in esso: i ripercutori del suono (la faringe e la bocca) come negl’istrumenti a vento, e come il violino, il violoncello, il controbasso ed il pianoforte, egli possiede la sua cassa armonica di ripercussione (il torace). Egli partecipa inoltre dell’organo perché (come vedremo in questo stesso capitolo) egli è dotato di un mantice che dispensa a volontà l’aria, spinta dai polmoni sotto l’impulsione del diaframma e che passa dalla trachea che funge da canna d’organo ripercuotendosi od allungandosi a norma del suono più o meno acuto che si deve produrre, fanno l’uffizio tanto di corde armoniche quanto d’imboccatura d’istrumento a vento. 

Lasciando da parte ogni altra considerazione in proposito, non si potrebbe invece abbastanza insistere sulla necessità indispensabile per il cantante, di fare uno studio particolare sulla respirazione nel canto. Pochi sono sempre stati gli artisti che vi abbiano posto mente; e perciò pochi sono quelli che sappiano apprezzarne tutti i vantaggi che ne potrebbero ricavare. I più dei cantanti credono che nel cantare si debba respirare nello stesso modo che nel discorrere, e da questo errore nascono quelle respirazioni difettose od intempestive che fanno troncare la parola od il periodo musicale, levando al canto la sua spontaneità e facendo partecipare gli uditori dello sforzo ed affanno del cantante. La musica, come il discorso, è un linguaggio che ha le sue frasi, che non è permesso troncare senza alterarne il vero senso; è dunque necessario per il cantante che vuol interpretare il pensiero di un autore, sapere distinguere i periodi musicali, respirando a tempo e luogo. Tutti sanno che la respirazione si divide in due funzioni, cioè in inspirazione ed espirazione. Nell’atto dell’inspirazione i polmoni si dilatano e si restringono al punto della espirazione. Le parti toraciche secondano i movimenti dei polmoni. Però havvi un muscolo chiamato diaframma sul quale posano i polmoni, il di cui uso, benchè non abbia a notarsi in modo essenziale nella consueta respirazione, diventa indispensabile nell’esercizio del canto; giacchè il cantante abile se ne serve a guisa di mantice per regolare a sua voglia l’atto della espirazione. Questo muscolo si trova fra i polmoni e l’addome. Nel saperlo fare agire riposa in parte l’arte della respirazione nel cantante. Nell’atto della inspirazione ordinaria, le parti toraciche secondano i movimenti de’ polmoni, si alzano ed abbassano di continuo. Nella inspirazione nel canto, un tale movimento del torace è oltremodo nocivo, rendendo la respirazione corta ed affannosa, cagionando in tal modo una subita stanchezza, ed una difettosa esecuzione. Per sostenere e spendere il fiato a volontà sono dunque necessarie tre cose:

  1. Fare sempre acquisto di un’ispirazione piuttosto ampia e proporzionata alla frase che si deve cantare, perché non v’è di peggio per un cantante che terminare una frase con fiato troppo scarso, o respirare fuori di luogo, come noteremo in appresso.
  2. Tenere immobili, durante l’atto del canto, le parti toraciche esterne, avendo cura di portarle avanti, retrocedendo alquanto le spalle, ma però senza verun sforzo né tensione. 
  3. Servirsi del diaframma con l’aiuto de’ muscoli dell’addome per spendere il fiato a propria volontà come si potrebbe fare con un mantice.

Queste sono le tre condizioni indispensabili per saper respirare cantando. Sarà dunque necessario che il cantante prima di esercitarsi ad emettere il primo suono, studi in particolar modo la respirazione vocale, ed allorquando se ne sia ben impossessato potrà incominciare lo studio della voce non dimenticando però ad ogni suono di esaminare se la sua respirazione sia stata presa in regola. In tal modo questo esercizio a poco a poco cambiandosi per lui in abitudine, finirà col diventargli azione famigliarissima e naturale. 

La maggior parte de’ cantanti trascura quasi sempre questo studio, ignorando quali vantaggi ne possano trarre. Questo esercizio dà più tardi al cantante una maggior sicurezza nella voce, mantiene la perfetta intonazione e lo mette in caso di poter interpretare il pensiero musicale senza cadere in controsensi col respirare fuori di luogo, né nuocere alla espressione drammatica arrivando alla fine di un periodo musicale con un fiato affannoso che oltre alla espressione, non di rado nuoce fino all’intonazione. Una cattiva respirazione ha lo svantaggio altresì di stancare ben presto il cantante; specialmente quando abbia preso il vizio di servirsi del petto a guisa di un mantice. Quest’azione appropriata al diaframma diventa per il petto, nell’uso del canto, un funesto errore; errore nel quale cadano molti cantanti non solo, ma bensì molti distinti maestri che lo hanno consigliato. È ben facile comprendere che facendo fare l’uso di mantice alle pareti esterne del petto che solo deve servire di cassa sonora per il rimbombo del suono ben appoggiato, si diminuisce l’estensione della cavità, e si altera la qualità di quel suono; oltre all’inutile stanchezza che risulta da quell’intempestivo movimento. Alcuni maestri non hanno veduto in questo modo di respirare nel canto che uno di quei soliti sistemi, o fors’anche ciarlatanismi, più atti a metterne in evidenza il promotore che ad arrecare benefizio all’allievo nell’arte del canto. Se tali persone fossero tanto premurose a rendersi conto di un’idea a loro ignota, quanto lo sono a biasimare le opere altrui, non sarebbero caduti in questo errore così grossolano ed avrebbero potuto apprezzare tutti i vantaggi risultanti da questo modo di respirare nel canto, e ne sarebbe venuto benefizio a’ loro allievi ed alla loro fama. Un  dottore coscienziosissimo, e che in tutta la sua vita si è occupato essenzialmente delle malattie delle vie respiratorie, il dottore ungherese Mandl scrisse un opuscoletto intitolato: “De la fatigue de la voix dans ses rapports avec le mode de respirations” ove addimostra con ragioni incontrastabili a quanti pericoli si esponga colui che adopera nel canto la respirazione costale invece della diaframmatica; e combatte vittoriosamente la funesta teoria esposta nel metodo di canto del Conservatorio di Musica di Parigi; ed io approvo pienamente l’ultima sua conclusione che dice: “non si può combattere abbastanza un principio fatale allorquando lo si vede preconizzato in un metodo officiale. 

I primi esercizi vocali riposano essenzialmente sull’azione della respirazione; per esempio, nel sapere filare un suono, oltre al meccanismo vocale che modifica il passaggio della voce dal piano al forte e viceversa, vi è pure l’azione del diaframma e dell’addome che ad uso di mantice dispensa il fiato secondando la volontà de cantante. 

Altra raccomandazione: devesi pure evitare nell’atto dell’inspirazione di far passare tutta l’aria dalla bocca, perché potrebbe procurare una fastidiosa sensazione nel seccare le pareti interne della faringe e della gola. Si deve respirare in modo da far passare l’aria metà per la bocca e metà per il naso. Divisa in tal modo, non cagiona nel suo passaggio verun incomodo, permettendo anche di ottenere nel medesimo tempo un’aspirazione maggiore. Non saprei abbastanza fissare l’attenzione degli artisti su questi essenzialissimi principi, siccome quelli che servir devono di base all’insegnamento vocale. Non si lasci sgomentare dalla difficoltà che potrà l’allievo incontrare in principio, perché a poco a poco, ed a sua propria insaputa acquisterà l’uso famigliare di questo modo di respirare nel canto e non tarderà molto a riconoscere i vantaggi, sia per la fatica che risparmierà alla laringe, sia anche per la padronanza che acquisterà dell’ampio fraseggiare.

Testo estratto da Guida teorica – pratica ad uso dell’artista cantante, Leone Giraldoni, Milano, 1884. – Luca D’Annunzio.

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