Riflessioni sull'arte del canto

Lilli Lehmann:

Contrazione dei muscoli fonatori

Che cosa percepisco? Come faccio a controllare i miei muscoli fonatori? Nella zona media della tessitura di ogni voce, il miglior posizionamento della bocca e il controllo per il lusso corretto dei muscoli fondatori si hanno, per esempio, quando pronunciamo una e molto netta e cerchiamo di mantenere tale posizionamento anche dopo che abbiamo finito di articolarla.

Questo non si può fare senza atteggiare la bocca al sorriso, cioè senza una decisa contrazione dei muscoli della bocca, della lingua e della gola, che si alzano sensibilmente indietro verso le orecchie. Così facendo la lingua (tranne la punta) è quasi uniformemente sollevata fino alla parte posteriore, il palato è sospeso senza inarcatura, oppure leggermente abbassato sopra di essa.

In tale posizione, pronunciando e e i, vocali chiare, solo una parte del fiato che scorre è in grado di passare tra la lingua e il palato. La parte rimanente del fiato è costretta, se la laringe non è troppo alta, a cercare la sua via di risonanza sopra il palato, vicino ai muscoli del naso.

La via di e e i sopra il palato richiede la massima attenzione perché costituisce lo spazio per gli armonici superiori della voce media. Se il palato molle e premuto troppo verso il palato duro nei suoni più gravi della voce media, i suoni così coperti non risuonano più. In particolare quando il palato scende sotto il naso ci si deve assicurare della sua collaborazione, allargando le narici e chiudendo così completamente il naso.

Ripeto l’avvertimento: non si devono forzare troppi suoni nello stesso punto di risonanza, bensì assicurare a ogni suono la forma necessaria per i suoni successivi, poiché  altrimenti, presto o tardi, si pagherà caro tale peccato di trascuratezza.

Bisogna continuamente richiamare l’attenzione sul fatto che sia nel canto sia nel parlato niente deve essere mosso convulsamente o mantenuto fermo, eccetto la pressione del fiato contro il petto. È molto importante mantenere questa posizione su tutte le vocali, effettuando modifiche il più possibile impercettibili.

Come si può ottenere questo? E e i sono vocali chiare, che devono essere cantate con un posizionamento della bocca sereno, quasi un sorriso. U e o invece sono vocali scure, in cui le labbra devono formare un broncio. Vediamo la posizione delle vocali. Primo: come si sentono cantare e pronunciare di solito; secondo: come le percepisco io mentre canto, come le canto e come devono essere cantate e percepite.

Come collego le vocali tra loro? Se voglio collegare due vocali, vicine o lontane, in modo molto stretto tra loro, devo per prima cosa accertarmi della contrazione dei muscoli sulla e e, tra le due, inserisco una j ben definita, indipendentemente dal fatto che siano vicine o lontane. Se per esempio voglio unire e e i, devo legare saldamente la e alla j e la j alla i, affinché anche il più piccolo spazio di risonanza tra le due venga riempito durante la modifica del posizionamento degli organi, indipendentemente dall’accuratezza con cui viene effettuata. Non ci possono essere spazi vuoti, il fiato non può sfuggire inutilizzato tra una vocale e l’altra.

Prima ci si dovrebbe esercitare a collegare solo due vocali, poi tre, quattro e gradualmente tutte quante, sempre a condizione che ci sia una scorta di fiato sufficiente per completare vocale e suono:

eji      ejiju      ejijujü      ejijojüjujeja

Quanto più strettamente le vocali sono unite attraverso la J, tanto migliore sarà la qualità dei fiato inutilizzato a uscire dalla bocca, tanto più stretta sarà l’unione dei suoni e tanto più impercettibili saranno le modifiche del posizionamento degli organi tra loro.

Se passo da jeji a ju sono costretta a contrarre molto energicamente i muscoli delle labbra e devono assumere una posizione simile al broncio, allungato e prominente, che non sarà mai sufficientemente esagerato. Tutte le volte che unisco la j devo contrarre nuovamente i muscoli della bocca; lentamente le contrazioni dei muscoli diventeranno, grazie all’esercizio continuo, come una sorta di metallo duttile e nobile, sul quale si potrà fare affidamento. Da ju si passa più facilmente a che si trova più in avanti e che esige dalle labbra la rigidità propria del ferro, poi si passa a jo, in cui si sfiora la i, che si trova sopra la o, poi ancora je e, solo dopo, jia, che si percepirà dunque così:

i – uo aej

La j si prende sotto la a, in modo che la vocale non scivoli giù, dal momento che, solitamente, basta pensare alla a perché vedano tutti gli organi. La lingua è piatta, la laringe è molle, senza una posizione, e il palato non è curvato a volta e sta fermo: se articola in questo modo, la a sarà la vocale più monotona e vuota di tutte.

In ogni cambio di vocale o lettera avvengono delle modifiche nel posizionamento degli organi: lingua, palato e laringe sono costretti ad assumere una posizione diversa.

Per la e e la i la laringe è più stretta e alta, il palato è basso e in posizione normale. Per la u, la o e la a la laringe è bassa, il palato si inarca verso l’alto. Per la e, la i e la a le labbra si tendono all’indietro. Per la u, la o, la ü e la ö le labbra sono prominenti.

La lettera ausiliaria j le collega tutte tra loro, affinché tutte le modifiche siano il più possibile impercettibili. Poiché essa si pronuncia con la lingua alzata contro il palato, impedisce al retro della lingua di cadere nuovamente in basso.

Si esegua questo esercizio molto lentamente per rendersi conto delle proprie sensazioni, badando ad ogni vibrazione del suono che conferiscono alla vocale o al suono altezza ed estensione.

La contrazione muscolare descritta, che racchiude in sé il compito principale degli organi vocali, è così indispensabile nel canto come lo è il fiato per il suono. E per questo che i cantanti e allievi dovrebbero fare esercizi quotidiani per anni, possibilmente su tutti i suoni della scala vocale. Sia nella zona grave che in quella acuta della tessitura si perde l’asprezza della e, così come la nitidezza di tutte le singole vocali. Si mischi la e con la u, la a con la i. Nella zona più acuta le vocali si fondono l’una nell’altra perché in questo caso ciò che importa non è più la forma perfetta della vocale, bensì il suono acuto.

È sufficiente pensare a e e i (soprattutto a quest’ultima) perché il suono si alzi. Questo si spiega perché la e e la i sopra il palato possiedono suoni simpatici che indirizzano il fiato alla risonanza delle cavità della testa.

Perciò i tenori se ne servono molto spesso negli acuti, cambiando le parole con vocali scure con parole con vocali chiari, cioè contenenti la i. Potrebbero raggiungere ugualmente i suoni acuti anche senza cambiare l’intera parola, semplicemente pensando a una i.

Si possono seguire i suddetti esercizi senza alcuno sforzo 20 volte al giorno a intervalli di 10/15 minuti; molto presto si avvertirà un benefico irrobustimento dei muscoli. Questi esercizi rendono la voce fresca, non stanca come invece certamente penseranno in molti.

Che cosa posso chiedere a un organo non allenato? Niente!

Senza una quotidiana ginnastica vocale non si potrà avere alcuna capacità di resistenza da parte dei muscoli. Tale resistenza muscolare deve consentire al cantante di sostenere dieci volte di seguito qualsiasi grande ruolo, per reggere senza fatica gli sforzi richiesti dal teatro, dagli spazi ampi, dalle grandi masse orchestrali.

Quando io, a suo tempo, preparavo il ruolo di Isotta, riuscivo a cantare a piena voce il primo atto, recitando con espressione, ben per sei volte di seguito senza stancarmi. Così ho fatto anche per tutti gli altri ruoli che ho interpretato.

Dopo aver provato un ruolo mille volte nella mia stanza, andavo nel teatro vuoto a provare per ore le singole scene e l’opera intera. Questo mi dava la sicurezza di avere il dominio delle mie forze fino all’ultima nota, e molto spesso mi sembrava di essere in grado di poter ricominciare da capo. Così dev’essere, se si vuole offrire qualcosa di buono. Con lo stesso esercizio si raggiunge anche un altro obiettivo: quello di riuscire non solo a unire tutte le vocali, ma anche tutte le lettere, le sillabe, le parole e le frasi. Lentamente con questo esercizio si crea la forma eternamente compatta, elastica e salda per fiato, suono e parola. Anche se lentamente, si acquisterà di sicuro una fortissima e solida capacità di resistenza di tutti i muscoli degli organi fonatori e vocali, essi giungerà all’unione indissolubile tra la risonanza del palato e quella di testa. Così si ottiene finalmente la perfetta Arte del canto, che non deriva  dal caso, bensì dalla conoscenza, e che si può raggiungere solo in questo modo lento ma sicuro.

Seguendo il suddetto sistema si possono legare tutte le lettere e inventarsi esercizi simili, più adatti alla correzione degli errori dell’allievo. Prima una nota sola, poi piano piano due e tre legate.

Facendo questo esercizio si deve imparare anche a muovere la lingua in modo libero e velocissimo, riportandola subito, dopo aver pronunciato le consonanti, nella stessa posizione in cui siamo sicuri che conduca il fiato alle aree di risonanza delle vocali. Questo naturalmente non prima di averla rilasciata subito dopo aver pronunciato le consonanti; ciocco risponde a un rapido ammorbidimento di tutta la forma. Grazie a questi movimenti, la capacità elastica di contrarsi e rilasciarsi dei muscoli si collega a quella della laringe. La punta della lingua non deve mai essere tenuta alta.

Testo estratto da Il canto: arte e tecnica, Lilli Lehmann, 1922. A cura di Valentina Valente. Traduzione di Elvira Carlotti. – Luca D’Annunzio.

error: Content is protected !!