Lilli Lehmann:
Riflessioni sull’arte del canto
Capita assai di rado che così tanti autorevoli nonché indispensabili presupposti si trovino tutti riuniti in una sola persona come nel mio caso. Sono figlia di una coppia di cantanti; mia madre, in particolare, era musicalmente molto dotata: non soltanto è stata a lungo attiva come cantante d’opera, ma anche come virtuosa dell’arpa. Da lei, io e mia sorella Marie abbiamo ricevuto un’accuratissima educazione musicale e in seguito eccellenti lezioni di canto. Dal quinto anno di età già assistevo alle lezioni di canto, a nove anni ero in grado di accompagnare al pianoforte, di cantare le voci mancanti in francese, italiano, tedesco e boemo, conoscevo tutte le opere perfettamente e già sapevo riconoscere il canto corretto da quello scorretto. Mia madre si preoccupava anche di farci ascoltare tutti i grandi cantanti di allora che si esibivano numerosi ogni anno in opere e in concerti al Deutsches Landestheater di Praga.
Ella aveva trovato nel basso Föppel di Francoforte un ottimo insegnante di canto ed era riuscita a mantenere la sua voce nobile, bella, giovane e forte, malgrado il surmenage professionale e qualche incidente di percorso, fino alla fine della sua vita, cioè fino a settantasette anni. Era infallibile nel riconoscere le voci, anche se esigeva un periodo di prova di tre o quattro mesi per verificare la presenza di talento e la capacità di progredire.
Sono sul palcoscenico da quando avevo diciotto anni, cioè da trentaquattro anni. A Praga ero quotidianamente impegnata nell’opera, nell’operetta, nel teatro di prosa e nella commedia. In seguito a Danzica ho interpretato dalle diciotto alle venti volte al mese ruoli di soprano di coloratura o soubrette, così come a Lipsia e per altri quindici anni a Berlino. Al contempo ho cantato numerosi oratori, tenuto concerti e impartito lezioni di canto qua e là.
Per tutta la sua vita mia madre, sempre insoddisfatta, è stata il mio giudice più severo. Alla fine lo sono diventata io stessa.
Dei successivi quindici anni, otto, molto faticosi, li ho trascorsi in America come cantante d’opera e in seguito in Germania, Austria, Ungheria, Francia, Inghilterra e Svezia in tournée, cantando in ogni lingua. Ciononostante, non ho mai trascurato lo studio del canto. L’ho praticato in modo sempre più solerte, ho imparato da tutto e da tutti, e ho imparato soprattutto ad ascoltare me stessa e gli altri.
Già da anni mi occupo di questioni importanti inerenti allo studio del canto e credo di aver finalmente trovato ciò che cercavo. Vorrei quindi restituire nel modo più chiaro possibile tutto ciò che ho scoperto negli anni di studio diligente e scrupoloso su me stessa e sugli altri e offrire così, ai miei colleghi in particolare, qualcosa che possa fare chiarezza nel caos dei loro metodi di canto; qualcosa che sia conforme sia alla scienza sia alle sensazioni fonatorie, e che riconduca espressioni spesso fraintese alle precise funzioni degli organi.
Ciò che ho detto sopra serve solo a fornire una rapida panoramica della mia carriera per mostrare quello che la mia voce ha sopportato e come si è potuta conservare così bene a dispetto di stress enormi. Coloro che cantano solo per poco tempo, perdono poi la voce e per questo motivo si danno all’insegnamento, non hanno mai cantato con consapevolezza; la loro attività di cantanti va ricondotta semplicemente al caso, e sarà ancora il caso a guidare nel bene e nel male anche la vita artistica degli allievi.
Il talento in cui si riuniscono tutte le doti che costituiscono un vero artista è molto raro. Il vero talento riesce a cavarsela per vie traverse anche con un insegnante meno bravo, mentre anche il migliore insegnante non potrà creare talento dove non c’è. Almeno non dovrebbe illudere nessuno con promesse inadempibili.
Con questo scritto rivolgo principalmente la mia attenzione agli artisti, cui cercherò di essere d’aiuto nella loro difficile ma meravigliosa professione. Non si finisce mai di imparare e questo vale specialmente per i cantanti. Vorrei tanto che le mie ricerche, le mie esperienze e i miei studi fossero utili in qualche modo. Ciò è per me un dovere e confido in tutti quelli che si sforzano sempre a tendere più oltre.
Testo estratto da Il canto: arte e tecnica, Lilli Lehmann, 1922. A cura di Valentina Valente. Traduzione di Elvira Carlotti. – Luca D’Annunzio.