Riflessioni sull'arte del canto

Manuel García:

Precauzioni

 

V’è de’cantanti rinomati che hanno l’abitudine d’esercitarsi sur un cembalo accordato più basso di quello che i fabbricatori di strumenti sogliono fare, e più basso perciò delle orchestre. Senza questa precauzione, l’esecuzione ripetuta d’un passo diventerebbe troppo stancheggiante. Gli allievi per altro che non volessero adottare questo sistema, faran bene per lo meno di trasportare il passo in un tono inferiore.

Sono nocivi alla voce, tanto lo studio prolungato d’uno strumento qualsiasi quanto gli esercizi del corpo troppo violenti.

Il cantante dovrà evitare gl’istantanei cangiamenti di temperatura, e sopratutto l’umidità: cose tutte che non mancherebbero di cagionargli infreddature o raucedini.

Esercitarsi nel canto in ore troppo vicine al pasto nuoce alla digestione ed alla salute.

Cantare in un appartamento sordo, ovvero dirimpetto ad ostacoli, tali che un pianoforte verticale, una tappezzeria, una parete, ecc., è lo stesso che esporsi senza pro ad un’ enorme fatica di gola e polmoni.

Le vivande irritanti, gli oli contenuti in certi frutti secchi, le bibite riscaldanti, sono cose che non si confanno all’organo.

Gli alimenti del cantante saranno sani e semplici. È chiaro che appena la gola si trovasse attaccata da malore, anche lievissimo, si dovrà sospendere ogni esercizio.

Essendo della massima importanza che il cantante lasci alla fisonomia ogni libertà di movimento ond’esprimere tutte le diverse tinte della passione, ne segue esser necessario di ben guardarsi negli studi da qualunque contorcimento, da qualunque abitudine viziata che potesse a tale libertà di movimenti tornar d’inciampo; la onde lo consigliamo a collocarsi davanti ad uno specchio affine d’ evitare ogni moto del corpo, de’ sopraccigli, delle palpebre, della fronte, della testa, della bocca, insomma ogni gesto, ogni smorfia che scemar possano di valore il talento.

Testo estratto dal trattato completo dell’arte del canto di Manuel García, tradotto in italiano da Alberto Mazzucato, Ricordi Milano, 1842 -1847.

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