Luca D’Annunzio – Manuel García: precauzioni
V’è de’cantanti rinomati che hanno l’abitudine d’esercitarsi sur un cembalo accordato più basso di quello che i fabbricatori di strumenti sogliono fare, e più basso perciò delle orchestre.
V’è de’cantanti rinomati che hanno l’abitudine d’esercitarsi sur un cembalo accordato più basso di quello che i fabbricatori di strumenti sogliono fare, e più basso perciò delle orchestre.
Di tutti gli strumenti, la voce umana è il più delicato e fragile. Essendo gli organi, che servono a produrla, soggetti alla doppia influenza e delle cause generali di salute o di malattia e di tutte le passioni che ci agitano, essi trovansi esposti a mille differenti pericoli.
Nell’accingerci ad esaminare le qualità più necessarie all’allievo, noi avremo in mira il cantante che vuol dedicarsi alla carriera teatrale.
Non bisogna confondere l’intensità col volume, quantunque si trovino di frequente assieme giacchè l’accrescimento d’intensità non trae sempre con sè l’aumento del volume potendo un suono esser debole e voluminoso a un tempo stesso.
Toto Cotogni ebbe l’onore di cantare tale opera innanzi al Rossini, allora dimorante a Passy ed a cui fu presentato dal tenore Baragli.
Il grande maestro – mi raccontava il Cotogni – era in pantofole e co la camicia sbottonata su cui era sparsa una mezza scatola di tabacco.
La sera dell’11 marzo 1867 Toto Cotogni sedeva al teatro dell’Opera di Parigi per assistere alla prima rappresentazione del Don Carlos, ch’egli stesso avrebbe dovuto cantare nell’ottobre a Bologna, prescelto, come si è detto, dal Verdi e scritturato dallo Scalaberni.
È una triste ma innegabile verità che il canto trovasi oggigiorno in un stato di deplorabile decadenza. Ed è tanto più doloroso questo fatto, in quanto che non è soltanto al giudizio degli intelligenti ch’esso risulta, ma benanco dall’impressione che ne ricevono le masse più ignare alle audizioni degli spettacoli musicali che ci vengono presentati tanto nei piccoli quanto nei maggiori nostri teatri. Sulle cause appunto di tale decadimento fermai alcun poco la mia attenzione, cercai d’indagarne i movimenti, ed è perciò che non credetti inutile cosa aprire questi miei rudimenti elementari con qualche riflessione su tale argomento.
Il mistero in cui sempre s’avvolse e s’avvolge tuttora la formazione della voce umana, e specialmente di quella modificazione di voce che al canto viene assegnata, fece sì che fino al presente tante e sì contrarie tra loro venissero da’ maestri del canto fissate le regole per ottenere il maggiore sviluppo e volume vocale.